Primo PianoNioh - Recensione

Nioh – Recensione

“Le difficoltà rafforzano la mente, come la fatica rafforza il corpo”.
Seneca

Il successo della saga Souls, noto prodotto Bandai Namco, ha dato vita a un genere tutto particolare denominato souls-like, in cui la difficoltà è uno degli elementi imprescindibili. Battere anche solo un semplice nemico risulta un’impresa, proprio come accade nel travagliatissimo Nioh, progetto di Team Ninja approdato su PlayStation 4.

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Back to the Future

Chi ha seguito le vicende di Nioh saprà bene perché abbiamo usato un aggettivo come “travagliato” per rivolgerci al progetto. Annunciato nel lontano 2004, il titolo pubblicato da Koei Tecmo ha dovuto superare ere e soprattutto console per riuscire a vedere finalmente la luce su PlayStation 4. Il gioco, che in origine avrebbe dovuto ricalcare la sceneggiatura del film Oni di Akira Kurosawa, ci mette nei panni di un samurai che tutto sembra meno che un guerriero giapponese. William Adams è un britannico dai capelli dorati che, suo malgrado, si troverà coinvolto in un conflitto molto più grande di lui.

Munito di un equipaggiamento di tutto rispetto, la missione di William non sarà però quella, fin troppo ambiziosa, di fermare le guerre che scuotono il Giappone dell’epoca Sengoku (periodo in cui il titolo è ambientato) né tanto meno eliminare i terribili Yokai, spiriti che infestano le terre orientali. Il nostro guerriero vuole trovare Edward Kelley, il cattivo di turno, e recuperare un bene che gli è stato sottratto dallo stesso. Per far però capire al malvagio alchimista cosa si prova ad avere cinquanta e più centimetri di freddo metallo infilati nello stomaco, il nostro William dovrà superare (o meglio, maciullare) una serie di minacce che gli sbarreranno la strada, avvalendosi di una serie di poteri mistici e dell’aiuto di alcuni spiriti benevoli. Questa quindi la semplice trama che ci accompagnerà nelle nostre scorribande, senza però mai realmente risultare coinvolgente, tanto che molto spesso verremo assaliti dalla tentazione di saltare le cutscene per tornare a menar fendenti quanto prima. Il combattimento, infatti, è il vero fiore all’occhiello di Nioh.

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La miglior difesa è l’attacco

Etichettare Nioh come un semplice clone di un gioco della serie Souls sarebbe riduttivo oltre che in parte errato. I fan del titolo FromSoftware avranno comunque una lieve sensazione di déjà-vu affrontando le prime fasi del gioco, in cui le barre della Vita e della Stamina (qui denominata Ki) ci porteranno alla mente tanti ricordi, così come gli oggetti a schermo nel menu a croce e tanti altri piccoli dettagli. Il termine ispirazione, comunque, sembra essere quello più giusto, dato che all’atto pratico Nioh si rivela essere un action game con un sistema di combattimento infinitamente più profondo di qualsiasi altro esponente del genere. William avrà la possibilità di equipaggiare cinque tipi di armi diverse, passando dalle katane alle asce per arrivare fino all’intrigante kusarigama.

Ogni arma avrà il suo personale stile di combattimento, che ci permetterà di approcciare in maniera diversa i vari avversari umani (e non) che affronteremo. Parallelamente alle armi bianche, troviamo poi due tipi di armi da distanza. Archi e fucili saranno fondamentali per sfoltire in tutta tranquillità le fila nemiche, magari sfruttando qualche headshot che arrecherà danni notevoli. Il bello di Nioh, però, è ancora tutto da scoprire. Ogni arma sarà impugnabile in quattro diverse stance (o pose, per dirla in italiano), che ci permetteranno di aumentare i danni a discapito della rapidità, migliorare la nostra difesa oppure ancora consentirci di eseguire attacchi rapidi lasciandoci libertà di schivare. Così facendo i ragazzi di Team Ninja danno in mano al giocatore venti stili di combattimento totalmente diversi, che ci permetteranno di modificare il nostro pattern d’attacco in base alle occasioni e ci faranno sentire degli studenti sempre sui banchi di scuola. La brutalità del gioco ci obbligherà ad apprendere da ogni nostra morte, per diventare dei guerrieri sempre migliori.

Schiva, piega, scansati e schiva

Combattere in Nioh sarà decisamente appagante, ma richiederà una certa concentrazione nonché una buona dose di pazienza per padroneggiare le tecniche e gli stili. Alla già complessa meccanica per fare a fette i nostri avversari, si aggiungono le schivate e quello che viene definito “Ritmo Ki”. Dimenticatevi le schivate rotolanti lunghe chilometri. Il nostro William potrà eseguire solo un passo laterale che ci consentirà di evitare agilmente alcuni attacchi pagando con una piccola parte del Ki. Un eccesso di confidenza o troppa irruenza però ci esporranno alle letali combo dei nemici senza possibilità di scampo. Il Ritmo Ki invece è una meccanica secondaria molto particolare, che ci consentirà di premere un tasto dedicato alla fine di una combo per mantenere quello che appunto è definito ritmo d’attacco e recuperare così una parte del Ki consumato menando fendenti.

Conservare la nostra stamina e spenderla nel miglior modo possibile sarà dunque fondamentale, soprattutto perchè, se saremo avventati, rischieremo di rimanere a corto di fiato. A differenza di altri titoli sui generis, quando William rimarrà senza Ki e verrà colpito si fermerà ad ansimare per qualche istante, esponendosi così a combo più che devastanti. La morte quasi certa, dovuta anche a una quantità di danni decisamente generosa (per non dire a volte sproporzionata) inflitta dai nemici, sarà comunque nostra fedele compagna. Preparatevi a ripetere decine di volte le sessioni più complicate del gioco nonché i vari boss, sempre colossali e duri come il caolino.

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Questo lo tengo come trofeo

L’ambientazione giapponese ha consentito ai ragazzi di Team Ninja, nonostante la proposta di un protagonista non orientale, di muoversi su terreni conosciuti. Ecco perché il design scelto per armi e armature risulta decisamente azzeccato e molti degli equipaggiamenti proposti lasciano davvero a bocca aperta. Stesso discorso può essere fatto per i nemici che andremo ad affrontare, siano essi umani oppure Yokai, spiriti demoniaci che hanno invaso la nostra terra e stanno annientando gli umani senza pietà. La varietà non manca, con soldati più o meno potenti, votati all’attacco piuttosto che alla difesa, senza dimenticare gli immancabili cecchini, anche se la qualità vera arriva con i demoni.

Sia i mostri normali che i boss saranno ottimamente caratterizzati, con creature che richiamano la mitologia giapponese e ricordano i temibili Oni. La paura che vi assalirà vedendo auree distorte e grigiastre, indicazione della presenza di uno Yokai particolarmente potente, sarà tangibile, soprattutto se sarete lontani da uno dei vari Santuari che svolgeranno la funzione di checkpoint. Questo perché, come è stato ampiamente anticipato anche dagli stessi creatori del gioco, la curva di difficoltà di Nioh è decisamente alta, dunque non sarà raro dover ripetere svariate volte una sessione particolarmente complessa o ricca di nemici, oppure affrontare lo stesso boss fino a sapere a memoria ogni pixel che lo compone. Dopo un tutorial decisamente generoso e un boss tutt’altro che complicato, saremo calati in una realtà brutale che non lascerà nessuna possibilità di sbagliare, pena la nostra dipartita prematura accompagnata (molto spesso) da sonore imprecazioni, lanci di DualShock e molto altro ancora dato che, con un meccanismo simile a Dark Souls, se moriremo saremo costretti a tornare al punto della nostra morte per recuperare l’esperienza persa.

Potenziami tutto

Il meccanismo di sviluppo del personaggio di Nioh si basa sull’utilizzo dell’Amrita, che accumuleremo sconfiggendo i nemici, e di punti abilità che otterremo man mano che padroneggeremo le armi in nostro possesso. Spendere Amrita ci permetterà di decidere come sarà il nostro personaggio: più votato ai danni oppure agile e letale. La caratterizzazione sarà dettata soprattutto dal nostro stile di gioco, ma la scelta di usare parametri “astratti” permetterà di rendere sempre più o meno equilibrato il nostro William. Discorso diverso per le abilità, che potremo sbloccare spendendo i punti Maestria accumulati sventrando nemici con le nostre armi e che ci daranno nuove mosse, combo più lunghe e perfino attacchi con gadget o magici.

Una corretta evoluzione di William sarà condizione necessaria e sufficiente per uscire più o meno indenni dai conflitti, aiutati anche dagli spiriti guardiani che affiancheranno il nostro eroe e ci permetteranno di eseguire devastanti e spettacolari attacchi speciali, circondati da auree magiche che fanno decisamente la loro figura sulle nostre PlayStation 4. Gli spiriti guardiani, così come i level-up e i miglioramenti delle abilità, saranno gestibili dai Santuari che faranno le veci dei checkpoint. Da qui sarà inoltre possibile accedere alle funzionalità online, che ci permetteranno di giocare con amici e aiutarli però solo in missioni che avremo già completato in singolo.

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L’onore di un samurai

Nioh vanta, oltre a una difficoltà decisamente sopra la media, un combat system profondo ed elaborato abbinato a un comparto audiovideo incredibile. Questo (in parte) ci porta a parlare di uno dei piccoli nei del titolo Koei Tecmo, ossia quello relativo ai cali di frame rate. Il titolo sembra infatti “castrato” sulle normali PlayStation 4 (console su cui peraltro è stata eseguita la recensione del gioco) e capita molto spesso di avere rallentamenti nei momenti più concitati, quelli in cui ci sono molti nemici a schermo o parecchi dettagli grafici. La possibilità di scegliere tra tre modalità video risolve solo in parte questo problema, dato che l’unica soluzione sarebbe passare a una PlayStation 4 Pro. Questa situazione, figlia anche del passaggio generazionale del gioco che è partito da una console come PlayStation 3, non va comunque a danneggiare l’esperienza di gioco.

Cercando il pelo nell’uovo poi è doveroso segnalare, come già fatto precedentemente, una trama di gioco non esattamente memorabile che, abbinata a un loot fin troppo esagerato, non fa godere appieno delle atmosfere e soprattutto del proseguo della storia di William, a cui ci affezioneremo comunque grazie appunto a un’ottima personalizzazione del personaggio. Questi piccoli nei non possono però rovinare tutto ciò che di buono Team Ninja ha messo in tavola: un’esperienza di gioco profonda, violenta e matura che regalerà ore di imprecazioni violente seguite da attimi di gioia pura per essere magari riusciti a battere “quello schifoso boss maledetto” dopo aver tentato per tutto il pomeriggio di ridurre a zero la sua lifebar. Emozioni, queste, che si possono provare solo con un titolo come Nioh.

Trofeisticamente parlando: harakiri

Aspettarsi una lista trofei facile da un gioco che fa della difficoltà il suo cavallo di battaglia è un po’ come aprire un sacchetto di patatine e sperare di trovarci dentro del cioccolato. Già di per sé arrivare alla fine del gioco sarà un’impresa per pochi, se a questo aggiungiamo che nei quarantasette trofei di cui è composto questo elenco trovano spazio anche coppe legate ai collezionabili, allo sviluppo del personaggio e al crafting, allora si fa decisamente in fretta a scollinare le centocinquanta ore per questo complicatissimo Platino.

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.