Italian Tech

Se i robot faranno sesso con noi. Ecco Solana, la bambola che cambia volto e personalità

McMullen con Harmony
McMullen con Harmony 
Per molti ci vorranno ancora decenni, per altri i rapporti sessuali stanno per essere investiti dalla rivoluzione degli androidi. Intanto, fra dibattito e polemiche, c’è un’azienda statunitense che ha lanciato la punta di diamante del settore
5 minuti di lettura
QUALCHE tempo fa l'esperta Helen Driscoll, psicologa della sessualità e delle relazioni all'università di Sunderland, partorì una data: 2070. Quello, a suo avviso, sarà il momento in cui l'essere umano arriverà a considerare le relazioni fisiche come "primitive", derubricandole a una possibilità fra le tante a disposizione per appagare i propri impulsi e i propri piaceri carnali. Il punto che forse la dottoressa ignorava è che, prima della realtà virtuale compiutamente sviluppata (se mai ci si arriverà), a rivoluzionare il nostro rapporto col sesso saranno i robot. O quantomeno dei protoandroidi piuttosto raffinati sia sotto il profilo estetico che "comportamentale", personalizzabili nel carattere e nelle fattezze.
  Se sembrano prospettive da film distopico o fantascientifico, da serie alla Westworld o da altre fascinazioni letterarie degne del più ispirato Philip K. Dick, o magari da atmosfere alla Nip/Tuck, non si è evidentemente passati dall'ultimo Ces di Las Vegas. Altro che incubi cyberpunk: fra le migliaia di proposte della grande fiera statunitense c'era anche (un pezzo di) Solana. Si tratta della nuova creatura di Matthew McMullen, uno che lavora sul tema delle "real doll", le bambole umanoidi di nuova generazione, dotate di caratteristiche che le rendano sempre più simili a donne in carne e ossa (ma produce anche soggetti maschili) fin dal 1997. Intorno a lui ruota una serie di società: su tutte c'è la Abyss Creations di San Marcos, in California, sotto Real Doll, il marchio commerciale attraverso cui distribuisce ormai da anni le sue creazioni, e Realbotix, quello a cui invece fanno capo le tecnologie che in futuro le animeranno. Fra queste il sistema per la testa dei robot, Animagnetic, sostituibile con una maschera proprio in stile Diabolik, e le applicazioni per smartphone con cui l'utente configura la personalità del proprio androide sessuale grazie all'aiuto di alcune soluzioni di intelligenza artificiale.
 
D'altronde la torta è ricca. E vola ben più in alto delle bizzarrie di chi si costruisce robot-sosia delle proprie attrici preferite o fidanzate "su misura", come il giapponese Senji Nakajima. L'industria del sesso ad alta tecnologia ha già oggi un giro d'affari da 30 miliardi di dollari l'anno. Gran parte transita però da gadget e sex toy (come quello connesso, appena lanciato da PornHub in tre versioni) che a loro volta non colgono la complessità del fenomeno dei robot del sesso.

"Oggi online si possono comprare delle bambole molto sofisticate e sceglierne le caratteristiche. Ma si tratta comunque di qualcosa con cui non è possibile interagire - spiegò qualche tempo fa un'altra esperta, Aimee van Wynsberghe, condirettrice della Fondazione per la Robotica Responsabile, in un'intervista rilasciata a Quartz - a breve, invece, saranno commercializzati dei veri e propri sex robot, che si muovono e con i quali si potrà parlare. Non si tratterà solo di immaginazione perché alcune cose potranno avvenire veramente. Ad esempio non ci sarà più bisogno di immaginare che la bambola stia parlando con te, perché lo farà realmente".
 
Solana è appunto, almeno per il momento, la migliore espressione di questo movimento tenuto a battesimo dal controverso "geppetto" McMullen, come lo ha definito Le Monde. Si tratta in realtà dell'erede di Harmony, la prima umanoide sessuale di cui costituisce di fatto un'evoluzione. Al netto delle caratteristiche corporee il pezzo forte di quella che è diventata un'autentica piattaforma di sviluppo è la testa modulare robotica che dialoga con l'applicazione collegata. Oltre a sostituire i volti, attraverso l'app si possono controllare i movimenti e le espressioni facciali oltre che, ma questo non è detto possa essere disponibile agli acquirenti, farle dire ciò che si vuole. In un attimo, insomma, Harmony può diventare Solana e viceversa. Ciascuna con il proprio carattere, i propri dialoghi e la propria voce, sempre più sensuale.
 
Nell'offerta di RealDoll ci sono anche bambole maschili (Michael e Nick, il primo modello, Charlie, è già andato in pensione) e transgender oltre che ibride, cioè con alcune parti (incluse la bocca e quelle che replicano i genitali) removibili. Il grosso è però dedicato alle bambole con fattezze femminili (Olivia, Rebecca, Tanya, Natalie, Brooklyn e così via), che costano intorno ai 6mila dollari. Un po' come quelle della francese DreamDoll. Come le altre, tuttavia, non sono dei veri androidi come Harmony e Solana - che viaggeranno almeno verso il doppio - ma oggetti di silicone senza alcuna funzionalità interattiva e prive di intelligenza artificiale, come invece promettono le sorelle maggiori. Harmony/Solana, infatti, sorride, sbatte le ciglia, parla, racconta storielle, fa citazioni e, appunto, interagisce assumendo, almeno in parte, l'iniziativa elaborando le informazioni e imparando cosa piaccia al "proprietario". Oltre, ovviamente, a funzionare per la ragione per cui è stata costruita: fare sesso.
 
Il dibattito sul campo dei robot per il sesso è ancora agli albori, nonostante numerosi testi abbiano già aperto la strada sul tema. Basti pensare che, addirittura nel 2007, un famoso campione di scacchi britannico e anche prolifico autore e indagatore dell'intelligenza artificiale, David Levy, pubblicò un libro intitolato "Love and sex with robot", nel quale preconizzava come i rapporti sessuali uomo-macchina sarebbero entrati nell'ordinaria routine entro il 2050. Soglia d'altronde su cui è allineato anche il futurologo britannico Ian Person. L'argomento coinvolge da una parte il rimescolamento dei rapporti, dall'altra (specialmente in questa prima fase), la considerazione della donna che ne esce oggettivata e sempre vittima di estetiche da pornografia e infine, per molti, il vero ruolo che potranno avere queste creature: serviranno ad annientare la prostituzione oppure a soppiantare i partner nell'ambito di autentiche relazioni affettive, che finiranno per lanciarsi oltre il sesso? Intanto, a Barcellona ha aperto la prima compagnia di escort in silicone: si chiama Lumi Dolls e offre quattro modelli di bambole estremamente realistiche sul suo sito web, con fattezze differenti.
 
Una prospettiva diversa l'ha fornita di recente la docente di matematica del Mit di Boston Cathy O'Neil su Bloomberg, che ha spiegato come nel lungo periodo siano gli uomini, e non le donne, a doversi preoccupare per la competizione dei robot in quanto degni sostituti del partner maschile. La giornalista ha anche collegato questa sua riflessione al fenomeno delle molestie e alla campagna contro di esse che si è sollevata in tutto il mondo sotto il cappello #MeToo: presto, insomma, potrebbero essere le donne a stancarsi degli uomini e dei loro comportamenti misogini. Tanto da rimpiazzarli con i vari Michael o Nick in silicone.
 
In realtà, almeno, per ora, il quadro sembrerebbe opposto. Un'indagine YouGov ha per esempio rilevato che gli uomini sarebbero più propensi ad avere relazioni sessuali con un robot: il 29% sarebbe favorevole contro l'11% delle donne. "Si potrebbe inserire il discorso nel più ampio tema dell'isolamento concesso della tecnologia, utilizzata per schivare le difficoltà del rapporto vis à vis, alla ricerca di un surrogato dell'imperfezione dei rapporti continuativi - spiega Raffaele Avico, psicologo e consulente in sessuologia torinese - diminuirebbe le competenze che si sviluppano nel rapporto reale, quelle cognitive e affettive. Può tornarci utile ricordare la teoria del cervello tripartito di Paul MacLean: cervello rettiliano, responsabile dell'impulsività e dell'istintività ed è precognitivo; il sistema limbico che si occupa degli aspetti emotivo-affettivi e della vita relazionale e sentimentale; infine la neocorteccia, il cervello cognitivo e razionale, ultimo in termini evolutivi e la sola che ci distingua davvero dagli altri mammiferi. Queste relazioni punterebbero tutto su quest'ultimo fronte".
 
Dovremmo insomma capire, spiega l'esperto, in che modo cambierebbero i rapporti nell'interazione con un androide che sfoggi magari un certo tipo d'intelligenza, magari del tutto imperfetta, e non disponga però del lato affettivo. "Rischia di diventare appunto un rapporto fra neocortecce - racconta Avico - una relazione molto fredda. Mi domando infine quanto possa soddisfare una volta strutturata in questo modo, dove manca il cuore della relazione interpersonale umana".   
 
Ma quale potrebbe essere l'identikit dell'acquirente di un umanoide per il sesso: "Potrebbe essere interessato chi ha delle difficoltà alla base, problemi d'interazione, e dunque cerchi di compensare passando da queste scorciatoie - conclude lo psicologo - oppure qualcuno che abbia feticismi o compulsioni di qualche tipo. Al netto di chi voglia sperimentare. Se in futuro si riuscisse a creare una macchina talmente perfetta da empatizzare con l'essere umano e di capirlo, cosa che al momento mi pare impossibile anche perché lo stesso cervello è per noi ancora in parte un mistero, allora saremmo probabilmente condotti a replicare i meccanismi affettivi originali e ancestrali. Ma ci vorrà molto tempo".