XXI-Araldo della Luce (parte 1)

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Mi trovavo in quella locanda da un po' ormai e, seppur non avessi un motivo preciso per rimanervi, sentivo che c'era qualcosa che mi tratteneva. E non era l'ottimo cibo o la presenza di individui interessanti. Piuttosto sembrava che io lì avessi qualcosa da fare. Ho impiegato un po' di tempo a capire, ma dopo essermi guardato attentamente intorno osservando gli altri avventori mi sono reso conto di cosa mi tratteneva: io avevo una storia da raccontare. Tutto intorno a me riuscivo con chiarezza a sentire la magia che permeava ogni anfratto di quel luogo e non mi sembrava affatto improbabile che fosse proprio tale magia a trattenermi, seppur gentilmente. 

Una sera mi avvicinai al tavolo dove si trovavano un paio di avventori che, stando alle loro storie, sentivo particolarmente affini. Non avevo il preciso intento di raccontare parte della mia storia, volevo solo iniziare a fare qualche conoscenza lì al Bivacco. 

"Buonasera ragazzi!" esclamai con il tono più affabile che riuscii a produrre. Temo che i risultati furono un po' scarsi, dato il tono inizialmente incerto dei due nel rispondermi. A guardarli da vicino era davvero sorprendente la somiglianza fra i due, cosa sospettabile considerando che erano fratelli gemelli. Il primo a riprendersi fu il maschio, il quale si rivelò, in breve tempo, essere il più socievole fra i due. 

"Non credo che ci siamo mai presentati finora!" esclamò il ragazzo. "Io sono Joseph e lei è mia sorella Cassie! Tu come ti chiami?" 

Nel frattempo la sorella aveva assunto la classica espressione insofferente di chi riconosce un comportamento abituale, e fastidioso, in un conoscente. 

"Mi chiamo Enksan" risposi io. "Posso farvi compagnia?"

"Certo!" rispose immediatamente Joseph, senza chiedere il consenso alla sorella, la quale glielo notificò con un occhiata leggermente stizzita, che io notai, al contrario del diretto interessato. Una volta seduto cercai di avviare una conversazione dicendo:

"Ho sentito dire che siete dei cacciatori di mostri... quindi potremmo dire che siamo in qualche modo colleghi..."

"Ah sì?" l'espressione genuinamente interessata di Joseph cozzava pesantemente con quella di malcelata diffidenza della sorella. 

"Diciamo che nel mio caso non è stata propriamente una scelta, quanto una questione di sopravvivenza. All'improvviso mi sono ritrovato ad essere l'unico in grado di poter combattere ad armi pari l'oscurità che ammorbava il nostro mondo."

"Dai racconta, sono curioso anche io!" sentii una voce alle mie spalle e voltandomi vidi Jack, uno dei locandieri, che se ne stava lì in piedi con un lieve sorriso sulle labbra. Non lo avevo sentito arrivare, ma, a quanto pareva, era caratteristica comune dei locandieri del Bivacco quella di muoversi con discrezione. Ormai ero in ballo e mi toccava ballare. Presi un bel respiro prima di iniziare: quello che stavo per rievocare era stato uno dei periodi più bui e allo stesso tempo più decisivi della mia intera vita. Ma spesso è dalle tragedie peggiori che nascono i mutamenti più profondi.

"E' un mondo freddo  quello da cui provengo, sia in senso letterale che metaforico. Dominato da una paura opprimente come il velo plumbeo che ricopriva costantemente l'intera volta celeste impedendo al sole di riscaldarlo e illuminarlo.
Ma non era sempre stato così, prima il mondo era un posto luminoso, la gente poteva aspirare ad essere felice e a fare il bene. Poi è arrivata quella che abbiamo chiamato 'la Piaga'. Tale nome era stato scelto non tanto perché fosse una malattia vera e propria, quanto perché si diffondeva come tale. Quando qualcuno veniva 'contagiato', quanto c'era di peggiore nel suo animo fuoriusciva: il male latente che ciascuno di noi ha dentro prendeva il controllo.

E non è tutto. Insieme alla Piaga sono giunti anche loro, gli Empi, coloro che sono diventati i signori incontrastati delle nostre terre. Non si sa di preciso chi o cosa fossero, ma nel tempo era divenuta credenza comune che in qualche modo fossero stati loro artefici della catastrofe che ci aveva colpiti. Ma forse, anche se in modo diverso, erano delle vittime anche loro. L'unica cosa certa era che loro fossero in grado di controllare le vittime della piaga, piegandole al loro volere con una sorta di malia che ne ammorbava e condizionava le menti più di quanto non lo fossero normalmente."

IL BIVACCO DEGLI SCRITTORI (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora