Brothers, a tale of two sons - recensione
Brothers fa parte di quella categoria di giochi di cui pochi parlano, ma di cui quei pochi ne elencano le doti con rara profusione e convinzione. La nostra recensione della versione Xbox è un ottimo esempio. pur non avendo le caratteristiche per ottenere un successo mainstream, Brothers è infatti uno di quei titoli capaci d'impressionare per i propri contenuti, offrendo un mix di caratteristiche molto peculiare.
A volerlo incastrare in un genere, Brothers è un puzzle game con una forte tinta narrativa. Si tratta della storia di due fratelli che intraprendono un viaggio lungo e periglioso alla ricerca della medicina per il padre morente. Sembrerebbe più la trama di una quest secondaria di un MMO più che il tema di un gioco per cui si sono sprecati i 9 e i 10 da parte della critica specializzata. Ma il segreto di Brothers sta nell'esperienza generale, che è decisamente superiore alla mera somma delle sue parti.
La storia è semplice, priva di testi, e raccontata esclusivamente da quello che si vede sullo schermo e dalle azioni richieste ai giocatori; i personaggi, quando si esprimono, lo fanno con un linguaggio che ricorda quello dei Sim, un gibberish emotivo e gestuale che ben comunica comportamenti ed emozioni basilari. Questo permette al gioco di fluire ininterrotto senza alcuno stacco su video, testi o schermate secondarie. Questo, insieme alla forza emotiva di un intreccio capace di toccare le corde classiche più efficaci della narrativa umana, è il primo tassello dell'eccezionalità di Brothers.
