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Galak-Z - recensione

Gli appassionati di tech/robot manga e anime giapponesi sanno che le radici di questo ramo di cultura popolare sono piuttosto lontane nel tempo. Personalmente pensavo di averli visti nascere con il mio robottone preferito, Mazinga Z (arrivato in Italia all'inizio degli anni '80), ma la verità è che i primi passi sono da far risalire addirittura agli anni '50. Ad ogni modo si tratta indubbiamente di uno di quei generi capaci di lasciare il segno e di rimanere presenti, nelle loro caratteristiche principali, anche nelle produzioni più moderne.



Nei videogiochi il tema è stato ampiamente sfruttato un po' in tutti i modi, in maniera così estesa che proporre una carrellata sarebbe più compito da rivista monografica che da articolo. Tuttavia, come spesso succede, pochi sono i titolo capaci di rendere giustizia ai ricordi di diverse generazioni. Galak-Z è l'ultimo videogioco che ci prova e lo fa così bene che ha reso necessario, per il sottoscritto, scrivere questo preambolo focalizzato proprio sull'aspetto nostalgico/celebrativo del titolo.



Galak-Z è definibile come uno sparatutto a scorrimento (360 gradi), roguelike, dotato di una campagna singola e di un filo narrativo. Il giocatore impersona A-Tak, pilota unico superstite (ma dai?) della flotta stellare impegnato nella difesa dell'umanità contro un amalgama di nemici che comprende una fazione "imperiale" e una razza di alieni insettoidi particolarmente schifosi.

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26 novembre 2015 alle 10:40