Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Valhalla Hills - recensione

Le vie per il Valhalla non sono infinite, e quelle poche che si possono imboccare sono lastricate di sfide e difficoltà anche se sei un vichingo sui generis, col tuo storicamente scorretto cappello cornuto, cosciotto e boccale sempre in mano.



Mettete da parte le solite rappresentazioni delle popolazioni nord europee cui ci hanno abituati i libri di scuola, quei saccheggiatori assetati di sangue pronti a razziare chiese e villaggi, perché Valhalla Hills ci propone un morbidotto gruppetto di paffuti e bonari villici, nemmeno particolarmente bellicosi. Come dicevamo non mancano alcuni elementi caratterizzatori: c'è la birra, c'è la capanna del cacciatore, ci sono le guardie ghiacciate come da mitologia norrena (o era Warhammer?) e ci sono le barbe intrecciate, ma il tutto è virato verso un'estetica deformed e amichevole.



La nostra missione? Aprire le porte del Valhalla, appunto, e portare la nostra popolazione nel regno degli dei. Non c'è molto spazio per la componente narrativa, in realtà, e dopo il breve filmato iniziale gli sviluppatori (i tedeschi Funatics Software) lasciano che sia la quotidianità del nostro villaggio a raccontarci dei suoi piccoli abitanti. C'è Inga che si ritrova a fare il guerriero, Byarne fa il pescatore, Lasse trasporta pietre mentre Ektorp... no, Ektorp è solo un divano dell'Ikea.

Continua la lettura su www.eurogamer.it

23 dicembre 2015 alle 17:10