Mordheim: City of the Damned - recensione
Il mondo di Warhammer, si sa, non è esattamente un luogo idilliaco in cui vivere, complici la decadenza, l'oscurantismo e piccole cose come il pericolo di venire sbudellati da un demone del Caos appena voltato l'angolo. Prendete questo assunto, elevatelo all'ennesima potenza, e avrete davanti a voi un'idea abbastanza chiara di come vanno le cose nella ridente cittadina di Mordheim, non a caso soprannominata Città dei Dannati.
Mordheim: City of the Damned è infatti il titolo dell'ultima fatica dei Rogue Factor, che si sono occupati di tradurre in bit il gioco da tavolo creato da Games Workshop. L'ambientazione e le atmosfere ricalcano quelle del boardgame: una cometa si schianta sulla città imperiale di Mordheim e le fazioni in campo lottano aspramente per ottenerne i frammenti, la Malapietra.
L'accanimento verso questa potente risorsa, collegata ai poteri oscuri del Warp, è tale che non solo i Mercenari dell'Impero, ma anche le Sorelle di Sigmar, il Culto dei Posseduti e gli orrendi uomini-topo noti come Skaven, lottano per il suo possesso. Sono questi i gruppi tra cui scegliere per creare la propria banda.
