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Dariusburst: Chronicle Saviours - recensione

Darius, saga partorita da Taito nel lontanissimo 1986, rappresenta e promuove un modo di intendere i videogiochi ormai sbiadito, per lo più ignorato, certamente superato da nuovi canoni ludici e necessità del pubblico pagante. Ovviamente non ci riferiamo al genere degli shooter bidimensionali a tema spaziale. Già Ikaruga, ben due generazioni di console fa, rappresentava una mirabile e apprezzabilissima eccezione.



Alludiamo, al contrario, a quel tipo di produzioni che facevano di tutto per mettere in difficoltà l'utente, proponendogli sfide estremamente complesse e boss di fine livello degni di questo altezzoso nome. Fatta esclusione per i Dark Souls, e conseguente progenie più o meno legittima, sono pochissimi i titoli che pretendono un'applicazione intensiva e una ferrea determinazione per essere completati.



Piegare e sconfiggere la prepotente armata di Belser, a bordo dei potentissimi Silver Hawk, per l'appunto, ha sempre richiesto riflessi prontissimi e una conoscenza quasi mnemonica delle offensive nemiche. Eppure, anche l'hardcore gamer più intransigente deve accettare il cambiamento, le novità, l'affermarsi di nuovi trend. Perché, è inevitabile, prima o poi anche i grandi classici devono mostrare un minimo di apertura se non vogliono estinguersi a mano a mano che lo zoccolo duro dei fan si assottiglia.

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4 gennaio 2016 alle 11:40

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Veramente bello, sicuramente uno dei migliori giochi che ho giocato quest' anno, almeno per ora. 40€ per Vita e 60€ per Ps4 sono un furto a mano armata ma ogni tanto lo scontano, io l' ho comprato a 15€ e per me li vale tutti