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Assassin's Creed Chronicles: Russia - recensione

L'Assassino Nikolaï Orelov ha un'ultima missione da svolgere. L'Ordine non è dotato di sistemi previdenziali e non si tratta di prepararsi alla pensione, quanto di disertare, di abbandonare tunica e coltelli affilati, dopo aver svolto per l'ennesima volta il proprio dovere, e cercare pace e serenità altrove, negli Stati Uniti d'America magari.



La barba, gli occhi stanchi, le rughe che gli scavano il volto: tutto, nell'aspetto del nostro eroe, testimonia la sua difficoltà, il peso degli anni, la costante ansia e preoccupazione per le sorti della sua famiglia, troppe volte messa in pericolo da quello che può definirsi a tutti gli effetti il suo mestiere.



La Rivoluzione d'Ottobre stravolge la Russia a cavallo tra il 1917 e il 1918. Non si tratta di un'iniziativa popolare, né del ribaltamento politico sortito da un abile leader pronto a spazzare via l'Impero e la famiglia reale. Come ormai da manuale per la saga di Ubisoft, si tratta dell'ennesimo complotto dei Templari, unicamente interessati a mettere le mani su un Frutto dell'Eden in possesso dello Zar Nicola II Romanov.

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8 febbraio 2016 alle 12:10

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