SUPERHOT - recensione
Capita ormai di rado d'imbattersi in un gioco che porti innovazione in uno dei generi più comuni, collaudati, ma anche più saturi al giorno d'oggi, quello degli sparatutto in prima persona (FPS). Nell'immaginario collettivo ci si aspetta che a portare una ventata do novità sia una produzione AAA, con alle spalle un budget maestoso e sviluppatori veterani. Succede invece che a proporre un'esperienza di gioco del tutto innovativa sia SUPERHOT, una produzione indie nata come browser game freeware che ha poi percorso la strada della campagna crowdfunding per sbarcare su Steam Greenlight.
SUPERHOT tralascia quelli che solitamente sono i punti cardine degli FPS come grafica spaccamascelle, tonnellate di armi, medkit, armature e tutto quello che siamo abituati a vedere nelle più svariate produzioni. Il gameplay è invece ridotto agli elementi più semplici ed essenziali: in un ambiente del tutto incolore e privo di suoni, saremo chiamati ad eliminare gli uomini in rosso (che in realtà di sembianze umane hanno ben poco) con tutto quello che troveremo in giro di colore nero (oggetti, armi corpo a corpo o da fuoco).
Non avremo a disposizione molte munizioni e un solo colpo ricevuto sarà sempre letale. Quello che farà la differenza sarà il tempo. Già, perché SUPERHOT propone un concetto di tempo del tutto singolare, rimaneggiando il concetto di bullet time adottato da molti altri titoli del genere. Il tempo, infatti, scorrerà solo quando noi ci muoveremo. Questa piccola (ma cruciale) modifica apre le porte a un gameplay totalmente nuovo, in cui sarà possibile vedere con largo anticipo i nemici che si avventano su di noi, i proiettili che ci spareranno addosso e le traiettorie che assumeranno, in modo tale da poterli schivare con destrezza. Ma attenzione a muoversi troppo in fretta perché, in maniera inversamente proporzionale, quando ci muoveremo troppo velocemente il tempo scorrerà in maniera notevolmente maggiore al normale.
