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Hitman - analisi comparativa

Sono passati quasi quattro anni dal lancio di Hitman: Absolution, ma per i fan della serie ne sono trascorsi dieci dall'ultimo episodio tradizionale, vale a dire Blood Money. Il reboot di quest'anno è una sorta di ritorno a quello stile, un simulatore di assassinio con scenari aperti e affollati in cui spostarsi tra un numero enorme di personaggi controllati dall'IA. È anche il primo titolo di IO Interactive per PlayStation 4 e Xbox One, mentre la versione PC supporta anche le DirectX 12.



Ance se il gameplay è quello classico di Hitman, la struttura è tutto fuorché la solita. Quest'ultimo capitolo è diviso in spezzoni che verranno pubblicati nell'arco di tempo di un anno. Ciò che abbiamo potuto esaminare consiste quindi di una sola area principale, un palazzo parigino, che però offre una serie di opzioni di gameplay da esplorare e di visuali da ammirare.



Hitman ha poco in comune con il design del suo predecessore, con il quale condivide però la stessa base tecnica. Entrambi i titoli sono stati creati con il motore Glacier 2 sviluppato internamente da IO Interactive e basato su un renderer differito ideato per gestire scene con tanti personaggi e illuminazione complessa. Gli scenari e le dimensioni della folla sono molto più grandi rispetto ad Absolution, e tecniche più moderne come l'uso di un sistema basato sulle proprietà fisiche dei materiali aiutano il gioco a soddisfare le nostre aspettative nei confronti delle console current-gen. Nonostante la maggior fedeltà, Hitman è però graficamente più tenue del suo predecessore. I colori esagerati di Absolution lasciano spazio a una palette più realistica, e l'estetica viene valorizzata dall'attenzione al dettaglio che traspare dallo scenario.

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23 marzo 2016 alle 10:40