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DiRT Rally – Recensione

E' trascorso quasi un anno dall'uscita della versione ad accesso anticipato di DiRT Rally su PC, ultimo capitolo della saga rallistica della Codemasters iniziata con l'ormai storico Colin McRae Rally all'alba del nuovo millennio, ed i paragoni fra quanti hanno avuto l'opportunità ed il piacere di provarlo hanno toccato limiti impensabili: sebbene quello più naturale da fare sia stato con il precedente spin-off non numerato del 2011, ovvero quel DiRT: Showdown che lasciò scontenti i fanatici dei simulatori per via di un approccio molto più arcade, non sono stati pochi a definirlo addirittura “il Dark Souls dei giochi di guida” grazie ad un modello di guida più realistico e assolutamente privo di compromessi che trasforma la curva di apprendimento in una ripida salita. In parole povere, scomparso l'espediente del flashback che permetteva di riavvolgere parte della prestazione per correggere le manovre sbagliate, l'unico modo per affinare le proprie capacità è quello di affidarsi alla pratica e di ripetere i circuiti fino allo stremo, caratteristica questa che rischia di allontanare i neofiti ma, al contempo, chiama a raccolta gli estimatori del genere alla ricerca di una sfida più impegnativa del solito. L'ultimo mese del 2015 ha poi coinciso con l'uscita dell'incarnazione definitiva del gioco, oltre che con l'annuncio del suo porting anche su Xbox One e PlayStation 4, prevista per aprile 2016. Vista la natura estremamente tecnica del titolo, i giocatori di tutto il mondo sollevarono subito forti dubbi in merito alla possibile semplificazione di comandi, fisica dei modelli tridimensionali ed intelligenza artificiale, nel tentativo di attirare una fetta di utenza più larga a scapito degli appassionati. Ebbene, con l'avvicinarsi del giorno in cui DiRT Rally sbarcherà sulle console dell'attuale generazione, il tempo per giudicare se tali perplessità siano infondate oppure no è finalmente giunto.





DESTRA SEI, LUNGA, CRINALE
Gli sviluppatori non hanno mai fatto segreto di aver profuso i loro sforzi nella creazione di questo episodio fin dal 2012, operando diverse scelte più o meno onerose per realizzare qualcosa che richiamasse i fasti dei prequel che si fregiavano del nome e dei consigli del compianto Colin McRae: fra tutte, la sfida più ardua è stata di sicuro riscrivere da zero una versione personalizzata del motore grafico impiegato, il loro EGO 3.0, dopo essersi resi conto a pochi mesi dall'inizio dei lavori che quella impiegata non offriva un adeguato supporto all'interazione fra le diverse superfici delle piste, le condizioni climatiche variabili e la macchina controllata dai piloti virtuali in termini di sospensioni, aderenza, differenziali e stabilità generale. Il risultato ottenuto è un autentico simulatore che stravolge la classica tattica adatta per numerosi giochi di guida che prevede di schiacciare il pedale dell'acceleratore a tavoletta per poi affondare sul freno con l'approssimarsi delle curve, alternando quindi i due allo stesso modo fino al termine della gara: in DiRT Rally, un simile comportamento provoca nel migliore dei casi uno spiacevole incontro ravvicinato con i cordoli o le barriere del percorso, e nel peggiore un ribaltamento della vettura o una sosta forzata contro il solido tronco di un albero.



Il risultato ottenuto è un autentico simulatore
L'unico modo per uscire indenni, o perlomeno con qualche ammaccatura superficiale, dall'esperienza consiste nel prestare la massima attenzione ai suggerimenti del co-pilota, che ci raggiungeranno tanto a voce quanto con l'ausilio di un pratico assortimento di icone sovrimpresse, grazie ai quali saremo in grado di sapere con un certo anticipo cosa ci aspetta oltre il nostro campo visivo. Purtroppo, il doppiaggio italiano in questo caso non si è rivelato dei migliori, con informazioni che a volte tardano ad arrivare oppure non vengono affatto fornite, dunque un'occhio ai ragguagli visivi prima di riuscire a memorizzare i tracciati è obbligatorio. A proposito di questi ultimi, il loro numero supera abbondantemente la settantina, suddivisi in otto scenari distinti che includono Monte Carlo, Jamsa in Finlandia, Baumholder in Germania o i vari settori di Pikes Peak in Colorado, tutti meticolosamente ricalcati sulla base dei corrispettivi reali. I più attenti avranno drizzato le orecchie alla menzione di Pikes Peak dato che si tratta di una delle località in cui si svolgono gare di rallycross, una disciplina leggermente diversa dal rally che prevede la sfida contemporanea (e non cronometrica) di più vetture sulla medesima pista, in genere progettata a forma di otto e dotata di un percorso alternativo un po' più lungo chiamato “Joker Lap”, che tutti i piloti sono tenuti ad affrontare almeno una volta prima della bandiera a scacchi, aggiungendo così un elemento strategico alla competizione poiché la scelta del momento giusto per correre questo giro extra può essere determinante per un buon piazzamento. La modalità è ricreata in maniera fedele all'intero di DiRT Rally ed è affrontabile contro il computer oppure contro altri avversari umani grazie al multiplayer online, presente anche per la variante classica del rally sotto forma di classifiche pubbliche e private, mentre gli amanti del gioco in solitaria avranno pane per i loro denti con la carriera, che ci permette di esordire come orgoglioso proprietario di una Mini Cooper S o di una Lancia Fulvia HF e di assemblare una squadra di ingegneri, ciascuno con caratteristiche e specializzazione diverse, che si occuperà della manutenzione del mezzo, consentendoci così di prendere parte a gare sempre più ostiche (e, di conseguenza, remunerative) allo scopo di guadagnare crediti per migliorare le vetture in nostro possesso o acquistarne altre più potenti. L'intelligenza artificiale dei nostri avversari si modifica, com'è ovvio, con il raggiungimento delle classi superiori, nelle quali incontreremo piloti sempre meno disposti a cedere il passo ma, anche in questo caso, gli ostacoli più duri saranno aggirabili con la giusta dose di perseveranza. Unica pecca, così come per il Rallysport, è rappresentata dall'esiguo numero di scenari disponibili, appena otto seppur con molteplici varianti all'interno, meravigliosi da ammirare con il bello e con il brutto tempo ma che, alla lunga, finiscono per stancare un po'.





SINISTRA DUE, CONTINUA PER OTTANTA
Quanto descritto poc'anzi è stato tradotto con estrema fedeltà e senza alcuna manchevolezza su PlayStation 4. L'ammiraglia Sony può contare su una risoluzione pari a 1920×1080 e su 60 frames al secondo, per quanto il titolo non disdegni qualche occasionale excursus intorno ai 50 durante le situazioni più concitate. La bellezza e la precisione dei dettagli è tangibile, mentre texture e modelli poligonali sono paragonabili alla qualità dei dettagli “alti” (non “ultra”) su PC, garantendo così un ottimo compromesso fra resa grafica e fluidità. La versione console di DiRT Rally presenta anche un'inedità sezione dedicata ai tutorial, che illustrano le basi del gioco a chi ci si avvicina la prima volta, che i programmatori consigliano a chiunque sia digiuno di rally virtuali da troppo tempo. Ma la caratteristica forse più incredibile è data dagli eventi che hanno seguito il lancio e che consentono ai piloti elettronici di prendere parte a sfide giornaliere, settimanali e mensili aggiornate dalla stessa Codemasters, indice del sostanzioso contributo che la casa britannica è intenzionata a fornire al proprio prodotto, tramite cui è possibile rimpinguare le nostre finanze in maniera sostanziosa ed inerpicarci verso la vetta (si spera) delle graduatorie mondiali.



La bellezza e la precisione dei dettagli è tangibile
I controlli via joypad sono sensibili e robusti, ma chiaramente DiRT Rally è stato pensato per essere giocato con volante e pedaliera. Il Logitech G29 Driving Force è, a conti fatti, la periferica che ha ottenuto i risultati migliori per merito di un'ottima calibrazione del force feedback, migliorato negli ultimi mesi con i consigli raccolti dagli utenti su Steam: purtroppo, il costo potrebbe risultare proibitivo ai più, dato che parliamo pur sempre di oltre 400 euro, tuttavia mi sento di consigliare anche periferiche qualitativamente inferiori perché l'esperienza di guida merita un dispositivo di controllo adeguato. Menzione d'onore anche per il comparto sonoro, che accompagna le nostre vittorie con i campionamenti originali delle vetture che andremo a controllare, spaziando dal rombo del motore al cigolio degli ammortizzatori tipici di ciascuna automobile. Se non è amore per i particolari, questo…





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29 marzo 2016 alle 09:00