Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Battleborn - recensione

Ripercorrere la storia di Gearbox Software, in particolare quella più recente, equivale a mettersi comodi su di una montagna russa, una di quelle in cui dopo aver percorso una rilassante e lenta salita si viene sorpresi da una spaventosa discesa in picchiata. Quando ci si siede di fronte al computer, pronti a mettere mano per la prima volta su un nuovo gioco dello sviluppatore texano, bisogna quindi essere pronti a tutto, anche al peggio. Potendoci aspettare qualsiasi cosa da Battleborn, abbiamo avuto l'innegabile privilegio di recensirlo scevri di qualunque pregiudizio e di rimanerne piacevolmente sorpresi.



Già dal primo impatto con il menù principale, Battleborn rivela un prodotto che offre tantissimi contenuti, ma organizzati in modo così chiaro che basteranno poche ore per avere un quadro definito dei meccanismi di gioco. La nuova proprietà intellettuale che ci troviamo tra le mani è stata chiaramente progettata avendo in mente la struttura tipica dei free-to-play. Ogni contenuto all'interno del titolo è infatti da sbloccare giocando o da acquistare con i crediti accumulabili. Persino i retroscena sulla storia dei personaggi vengono svelati solo dopo aver portato a termine determinate sfide.



Gearbox ha però deciso che la formula migliore per commercializzare la propria creatura fosse quella di far pagare al giocatore solo l'acquisto del gioco, escludendo ovviamente da questo ragionamento i futuri cinque DLC che andranno ad ampliare ulteriormente l'offerta di contenuti. Se da una parte il prezzo pieno a cui viene venduto il titolo potrebbe scoraggiare una fetta di pubblico, dall'altra l'assenza di microtransazioni rappresenta senza ombra di dubbio un valore aggiunto all'esperienza.

Continua la lettura su www.eurogamer.it

6 maggio 2016 alle 17:30