Kathy Rain - recensione
Per quanto se ne sia discusso approfonditamente per centinaia di anni senza arrivare definitivamente a una conclusione accettata all'unanimità, un ampio gruppo di studiosi definisce senza particolari problemi la storia come qualcosa di ciclico. Gli eventi possono apparentemente cambiare ma il modo in cui si sviluppano e le cause che li scatenano sono spesso curiosamente simili e accomunabili. Il motivo di questa introduzione a carattere storico? Questa ciclicità sembra in un certo senso delinearsi anche all'interno di un mondo così diverso come l'industria videoludica.
Alcuni anni fa si parlava di morte delle avventure punta e clicca, e per un certo periodo sono effettivamente mancati degli esponenti di rilievo del genere; poi questo tipo di esperienze s'è ripresentato quasi inaspettatamente con produzioni di buona o buonissima qualità. C'è stato il momento per il boom delle avventure alla Telltale (troppo semplicistiche per molti palati), per produzioni indie (Wadget Eye Games tra tutti) e per il ritorno di mostri sacri come Tim Schafer. Possiamo di conseguenza affermare senza il rischio di essere smentiti che i punta e clicca stiano vivendo una seconda giovinezza e che il passato, la storia se vogliamo, stia facendo nuovamente capolino sui nostri PC e sulle nostre console.
In questo scenario di rinascita Clifftop Games, software house formata dallo sviluppatore solitario Joel Staaf Hästö, cerca fortuna con il proprio primo progetto, un titolo che sin dai primi trailer ci aveva incuriosito per lo stile grafico adottato e per il setting che ci trasporta dritti negli anni '90, in una piccola cittadina di provincia che nasconde un mistero forse troppo grande per una semplice studentessa di giornalismo come la nostra Kathy Rain.
