Shadwen - recensione
Il nome Frozenbyte probabilmente non dirà molto a diversi giocatori, ma sentendo nominare Trine immediatamente molti giocatori ricorderanno con piacere le proprie scampagnate in compagnia di Zoya la ladra, Amadeus il mago e Pontius il cavaliere. D'altronde i capitoli di Trine (i primi due soprattutto) si sono rivelati due tra le produzioni più interessanti per coloro che erano alla ricerca di un puzzle-platform ispirato, longevo e artisticamente valido.
Trine 3: Artifacts of Power ha visto l'introduzione di sezioni 3D che hanno aggiunto un ulteriore livello di complessità al gameplay, anche se lo sviluppo di quest'ultimo capitolo della serie è incappato in più di qualche problema costringendo gli sviluppatori a limitare in parte i contenuti e la longevità, incontrando le opinioni non entusiastiche di critica e pubblico. Dopo questo tentativo di passare, almeno in parte al 3D, e con il rischio che Trine possa sparire completamente dai radar, il team finlandese ha deciso di cambiare completamente genere e, in un certo senso, di ripartire da zero.
Salutiamo, quindi, il genere platform e un'impostazione prettamente 2D all'interno di mondi fiabeschi e diamo il benvenuto a Shadwen, uno stealth-game completamente in 3D e dai toni decisamente più seriosi. Un progetto a prima vista molto classico ma che nasconde qualche piccola variante in grado di scombinare le carte in tavola. Prima fra tutte? Il tempo si muove solo quando il giocatore si muove. Dove l'abbiamo già sentita questa "stramberia"?
