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[E3 2016] Injustice 2 – Hands-On

Tra i fan dell'universo DC serpeggia da tempo una domanda cruciale, capace di separare fazioni e porre fine ad amicizie, insinuandosi nella psiche degli amanti dei supereroi in tutine aderenti: chi vincerebbe tra Batman e Superman se le loro madri non si chiamassero Martha? Injustice 2 vuole provare a darci questa risposta e per farlo richiama ancora una volta la timeline alternativa in cui il nostro caro uomo d'acciaio perde la pazienza a causa dell'ennesima fetta biscottata che gli cade sul tavolo dal lato imburrato e decidendo così di diventare unico e assoluto controllore del mondo per evitare quantomeno che in posta non ci ti passino davanti perché prendono i numerini di tutti gli sportelli anziché scegliere con attenzione il servizio più adatto alle proprie necessità. No, non stiamo facendo facile ironia della storia di fondo, semplicemente è palese come nel momento in cui le più grandi potenze del pianeta si ritrovano a fronteggiarsi a colpi di superpoteri, tutto il resto passi in secondo piano lasciando spazio ad un primordiale senso di esilarante trasporto e coinvolgimento, dovuto alla possibilità di controllare personaggi invero capaci di gesta inarrivabili.



Pad alla mano proviamo un attimo a renderci conto di come anche il più grande dei poteri necessiti di allenamento e dedizione per poter essere sfruttato al meglio: Injustice 2, come il predecessore, non è assolutamente un gioco semplice da padroneggiare, con le sue finestre per i comandi delle combo sempre molto punitive e le mosse speciali dall'efficacia che si disperde quando al di fuori di una concatenazione di colpi. Trattandosi di un titolo NetherRealm la cosa non stupisce affatto e anzi, ci porta a concentrarci su altri aspetti quali le nuove transitions, che permettono di passare da un'area di combattimento all'altra a seguito di un colpo ben assestato, e lo sfruttamento degli elementi del fondale. Inutile negare che il fascino delle scene di transizione, spesso esilaranti e molto creative, si affievolisca presto dopo la prima visione, portando naturalmente a chiedersi quale possa essere l'interesse di investire tanto tempo nel creare cutscene così elaborate. Si tratta comunque di piccoli mattoncini che contribuiscono a costruire il contesto supereostico, ma forse potrebbero essere reinterpretate al meglio per non farne affievolire in fretta il fascino.



Injustice 2, come il predecessore, non è assolutamente un gioco semplice da padroneggiare
L'interazione con i fondali risulta invece ben congeniata, partendo dalla base vista nel primo ed estendendo a tante nuove opzioni: grazie ad un segnale sotto la barra della vita, ovvero il tasto relativo che si illumina, il nostro avatar può interagire con il fondale per lanciare un oggetto al nemico o sfruttarlo come sponda per lanciarsi all'attacco, a seconda che il personaggio sia dotato di una grande potenza o giochi di agilità. Ciò apre ad un gameplay molto ritmato in cui bisogna prestare sempre attenzione non solo alle mosse del nemico ma a ciò che ci circonda, per essere certi che chi ci fronteggia non possa sfruttare un vantaggio tattico a nostro discapito. Vera innovazione di questo sequel, però, è il sistema di personalizzazione dell'equipaggiamento, mutuato senza troppe riserve dai classici hack ‘n' slash in cui i nemici droppano equipaggiamenti sempre differenti che possono magari avere lo stesso nome e aspetto, ma differire nelle proprie statistiche di base. Dopo ogni sfida infatti si ottengono uno o più oggetti che possono essere immediatamente indossati dal nostro personaggio e che appariranno visibili all'inizio del match: se la tutina di Superman vi sembra un po' troppo sciatta, basterà avere la fortuna di ottenere un equipaggiamento per il torso o la cintura così da dare immediatamente un impatto visivo decisamente diverso. Di combattimento in combattimento dunque ci si crea presto un guardaroba immenso, che può essere ovviamente gestito minuziosamente prima ancora di entrare in battaglia, dal menù principale. Questi oggetti si distinguono inoltre per la rarità con cui è possibile ottenerli, risultando dunque più efficaci se rari o leggendari. Non sono solo le statistiche però a contare, in quanto alcune di queste dotazioni influiscono in maniera meno diretta sulle statistiche ma fornendo dei bonus collaterali in determinati contesti o eseguendo certe azioni – come un bonus di esperienza nel caso in cui non si salti durante il combattimento. Un simile approccio apre ad una vastità di combinazioni incalcolabile e dunque un'esperienza di gioco che può estendersi a lungo nel tempo da parte di chi potrà perdersi le ore nel tentativo di ottenere pezzi sempre migliori o più adatti al proprio stile di gioco rispetto a quelli già in possesso. Non mancano inoltre le customizzazioni estetiche quali skin legate ad eventi specifici o trame alternative (spettacolare la divisa di Superman: Red Son), aggiungendo quindi alla componente tattico/strategica anche elementi di gratificazione del proprio nerd interiore.



Solo una manciata di personaggi erano disponibili durante l'hands on e tra le novità trovavamo Atrocitus,con tanto di Dex-Starr al seguito, Gorilla Grodd e Super Girl, che affiancavano eroi di ritorno quali Batman e Superman. E Aquaman, giusto, Aquaman… c'è anche lui parrebbe, con tanto di spettacolare special marina che consegna il malcapitato nelle fauci di uno squalo dopo averlo adeguatamente affettato con il proprio tridente. In conclusione di prova sono un paio gli appunti che si possono fare su un titolo già così indirizzato verso una specifica utenza, che però prova a cambiare le carte in tavola, e non si tratta neanche di considerazioni così cruciali: Supergirl ha rubato a Superman lo scettro di mossa speciale più entusiasmante e colossale (provare per credere), ma immaginiamo abbia ottenuto questo privilegio nel pieno rispetto della meritocrazia, mentre il figlio di Krypton è improvvisamente diventato immune alla kryptonite – il motivo non ci è stato detto in privato e sarà svelato nella trama della storia. Seriamente, un Superman incazzato e senza punti deboli, chi lo può fermare? Forse Aquaman, ovvio. Perché lo dimentichiamo sempre?



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17 giugno 2016 alle 11:31