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The Park – Recensione

Publisher: Funcom Developer: Funcom
Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Horror Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 12,99 €
Funcom è la casa di sviluppo norvegese famosa soprattutto per la saga di Dreamfall e diversi titoli MMORPG, come Anarchy Online o Age of Conan Unchained. The Park è quindi un progetto del tutto nuovo per lo studio, che prova a costruire un'avventura grafica a tinte horror utilizzando la struttura già collaudata di The Secret World. Titoli di questo genere ne conosciamo già tanti, alcuni di ottima fattura altri meno, riuscirà The Park a farsi strada in un mercato ormai saturo? Scopritelo nella nostra recensione.



Horror psicologico



La storia di The Park ci metterà nei panni di una giovane madre, Lorraine, alla ricerca di suo figlio, Callum, smarritosi in un parco divertimenti. Non tutto quello che vediamo però è vero, o almeno spesso lo è solo nella testa della protagonista: questa sottile differenza tra realtà e realtà percepita dal personaggio, è senza dubbio l'elemento più interessante della narrazione, grazie al quale il giocatore è sempre sospeso in un'atmosfera surreale. Proseguendo con l'avventura, scopriremo che il parco è circondato da un'aura oscura e in passato è stato luogo di terribili eventi; queste macabre rivelazioni, combinate alla psiche instabile di Lorraine ci porteranno spesso al cospetto di situazioni davvero poco piacevoli. La definizione di horror psicologico quindi, calza a pennello su The Park poiché a spaventare il giocatore, più che i vari jumpscare, ci pensano le macabre visioni della protagonista. Tutte le impressioni positive di cui abbiamo parlato fino ad ora, vengono però smorzate dalla più grande pecca del gioco: la longevità. Come avrete capito le idee alla base ci sono e sono anche abbastanza originali, ma non vengono sviluppate come dovrebbero, lasciando troppi elementi in sospeso anche alla fine dell'avventura.



Esplora e… basta



Un altro problema di The Park è la mancanza di interattività: abbiamo sempre difeso i titoli meno “action” incentrati su dialoghi o puzzle, ma nel caso di questo titolo l'offerta ludica è davvero ridotta all'osso. Il nostro obbiettivo sarà sostanzialmente quello di guidare (lungo un percorso senza bivi o deviazioni) Lorraine alla fine dell'avventura, senza dover risolvere enigmi, scovare segreti, combinare oggetti o compiere scelte, niente di niente. Dispiace perché anche in questo caso, con un po' più di ingegno si poteva arricchire anche solo l'esplorazione, rendendola più coinvolgente, aggiungendoci magari qualche diario in più da recuperare, magari rendendolo meno facile da trovare rispetto a quelli già presenti. In realtà un tasto “d'azione” ci sarebbe, ovvero quello attraverso il quale potremo chiamare il piccolo Callum: più che una funzione utile al gameplay però, ci troviamo davanti a una scelta stilistica, grazie alla quale possiamo avvertire la sensazione di disagio della protagonista e calarci ancor di più nei suoi panni.

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25 giugno 2016 alle 17:40

Condiviso da popcornking.