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Party Hard - recensione

Chiunque, lungo il corso della propria spensierata giovinezza, avrà avuto i suoi problemi con il vicino che, puntualmente, proprio non sopportava il volume dello stereo straordinariamente alto e il baccano prodotto da decine di amici su di giri e gasati dall'evento perfettamente organizzato nella vostra dimora. Che si trattasse di un compleanno, di una festa di laurea, o persino di Capodanno, nella mente dell'antipatico guastafeste nessuna celebrazione avrebbe mai potuto giustificare una simile caciara che, anche a costo di coinvolgere le forze dell'ordine, andava soppressa immediatamente e perentoriamente.



I ragazzi di Pinokl Games, piccola software house ucraina per lo più specializzata in produzioni mobile, devono avere un passato di sfrontati festaioli, se il loro talento e dedizione li ha portati a concepire il folle e malato concept alla base di Party Hard. Già pubblicato diversi mesi addietro su Steam, questo simulatore di vicino schizoide con smanie omicide è ora disponibile anche su PlayStation 4 e Xbox One.



Le premesse narrative, per quanto non particolarmente curate, sono certamente intriganti. Sfruttando un art design che si avvicina alle produzioni dell'era 8 e 16-bit, ci viene presentato il disilluso e rancoroso detective John West che, in forma di interrogatorio, ripercorre gli orrori perpetrati da uno psicopatico tutt'ora a piede libero.

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27 giugno 2016 alle 10:30