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Necropolis - recensione

Il souls-like è il nuovo genere da cavalcare. Difficile è bello. Basta con tutti questi giochi uguali che si finiscono da soli, From Software ha definitivamente lanciato una moda che sta raggiungendo il proprio apice e il cui declino pare molto lontano. Queste sono una manciata di considerazioni assolutamente innegabili che chiunque abbia una minima conoscenza dell'attuale settore videoludico può facilmente confermare. Il gioco difficile, misterioso, privo di una storia concreta ma ricco di lore è l'archetipo che sembra aver trovato una propria fetta di fedelissimi consumatori e anche il mondo indie non poteva di certo ignorare questo trend.



Ci troviamo, quindi, di fronte all'ennesima produzione di piccole dimensioni di uno studio semisconosciuto che cerca di proporre la propria visione del souls-like? Ni. Citare Harebrained Schemes vi farà, molto probabilmente, pensare alla recente trilogia di Shadowrun, una serie di RPG cyberpunk che sfruttano i combattimenti a turni e che hanno incontrato il favore di pubblico e critica dimostrando tutto il valore del team con base in quel di Seattle.



Necropolis è, però, un progetto completamente diverso, un titolo che cerca di trovare una propria identità nonostante il gameplay profondamente condizionato da quello delle produzioni From. Ma che cos'è esattamente Necropolis? Possiamo tranquillamente definirlo un hack 'n' slash con una marcata anima roguelite che ci metterà a dura prova in più di un'occasione e che farà della schermata del game over la nostra "migliore" amica. Niente paura però, questa volta non morirete da soli.

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21 luglio 2016 alle 12:40