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Castle of Illusion: Starring Mickey Mouse – Chi ha detto che i platform sono solo roba per porcospini?

Se chiedeste ad un appassionato di genere quale sia il videogame che, più di ogni altro, abbia catturato la magica atmosfera di casa Disney, questi non potrebbe che citare l'edizione Mega Drive di Castle of Illusion. In quella manciata di Megayte, i suoi sviluppatori seppero difatti stipare tutte le migliori caratteristiche della storica 2D Platform Philosophy, portando trionfalmente a compimento il processo creativo avviato nel 1989 col lancio del grazioso Mickey Mouse per Game Boy.



Il look conferito allo sprite di Topolino si rifaceva all'iconografia classica anni 50, che lo vedeva indossare soltanto scarpe da passeggio e pantaloncini rossi.



Come previsto dai rigorosi dogmi di genere, il gioco sfruttava il solito pretesto del rapimento per costringere il nostro amico a scendere in campo. Nel tentativo di sottrarre l'adorabile Minnie dalle grinfie della perfida strega Mizrabel, il roditore per antonomasia sarebbe stato stavolta chiamato ad attraversare sette mondi incantati, all'interno dei cui confini non mancavano di certo trabocchetti diabolici e ostinati attentatori.



Dal punto di vista estetico, Mizrabel ricordava palesemente Grimilde, la perfida regina vista nel classico Biancaneve e i Sette Nani.



Benché manieristico, detto incipiti avrebbe spianato la strada ad un lungo susseguirsi di memorabili sequenze, finendo peraltro con mettere seriamente alla prova le doti “attoriali” di Topolino. Il fatto che Castle of Illusion puntasse ad essere prima di tutto una fiaba di impostazione classica, esigeva in effetti lo smussamento di alcune attitudini del personaggio base e, per quanto il buon Mickey avesse già dimostrato sul grande schermo una notevole versatilità, nessuno poteva dirsi certo del buon esito di questo restyling…



Come da copione, al termine di ogni livello, Topolino avrebbe dovuto fare i conti con l'ingombrante Boss: anche in questo caso, le fattezze dell'avversario ricordavano un classico eroe del Pantheon Disneyano, ovvero l'adorabile Drago Elliot!



Svestiti prontamente i panni di sommo testimonial disneyano, egli sfoderò una performance in ogni caso straordinaria, tant'è che col proseguire dell'avventura, molti giocatori finivano addirittura per dimenticare quali fossero le reali origini di quel baldanzoso Platform Hero!



Pitfall! L'intrepido Topolino avrebbe potuto utilizzare elementi dei fondali come occasionali liane per superare ostacoli altrimenti invalicabili…



Forte di tutti i pregi appena elencati, il titolo firmato SEGA non mancò di fare incetta di Top Score su ogni testata giornalistica dell'epoca, sbancando al contempo ben più di qualche botteghino. Nello stesso momento in cui si iniziò a fare il suo nome  ogni qualvolta si parlasse dei maggiori esponenti della categoria, i soliti noti presero però a storcere il  loro sensibilissimo nasone e questo perché, in alcuni elitari club tematici, si riteneva che il grado di sfida proposto dal gioco non fosse esattamente irresistibile.



Rispettivamente prodotte nel 1990 e nel 1991, le versioni Master System e Game Gear di Castle of Illusion presentavano sostanziali differenze rispetto all'edizione Megadrive. I motivi di questa diversificazione erano chiaramente legati al gap tecnico che separava le macchine coinvolte nelle conversioni.



Prima di avallare questa tesi, il cui strascico persiste ancora oggi, occorre in ogni caso ribadire che essa venne formulata in un epoca ben diversa da quella attuale, in cui i videogame vantavano un livello di difficoltà ben più ostico di quelli odierni. Se i Platform Killer di un tempo potevano dunque concedersi il lusso bollare Castle of Illusion come “roba da bambini”, vi assicuriamo che nessun gamer di oggi oserebbe trarre una conclusione del genere!



IN VIDEO



Andiamo ora a dare uno sguardo più ravvicinato alla spettacolosa edizione Mega Drive del gioco…



Pur condividendone il medesimo impianto narrativo, le versioni handeld e Master System del gioco si differenziavano molto dall'originale versione Mega Drive. Sebbene, in chiave 8Bit il gioco apparisse ovviamente meno spettacolare, l'esperienza ludica che ne scaturiva era in ogni caso appagante: gli sviluppatori non si limitarono soltanto a ridimensionare l'impianto scenico del gioco onde adattarlo alle prestazioni di questi sistemi, ma preferirono difatti rimodellare da zero la struttura dei suoi stage affinché esso potesse trarre il meglio dalle rispettive performance…



L'articolo Castle of Illusion: Starring Mickey Mouse – Chi ha detto che i platform sono solo roba per porcospini? è estratto da GamesVillage.it.

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9 settembre 2016 alle 11:10