RIDE 2 – Recensione
RIDE 2 è un gioco enorme, creato da chi ama le moto per chi ama le moto. Chiaro, evidente, incontestabile come la altre, tante, qualità del titolo e, anche, i suoi difetti. In primis di natura tecnica, specie su console. Eppure, se il primo episodio aveva dato adito a qualche critica giustificata sulla qualità complessiva dell'esperienza su due ruote del simcade Milestone, ecco che il seguito della nuova ip, arrivato a neppure due anni dalla release originale, migliora e lima tanti aspetti per assurgere al ruolo di miglior gioco su due ruote attualmente disponibile sulla piazza. A patto, s'intenda, di voler avere a che fare con un gioco sì enorme, ma anche bello tosto.
I DIARI DELLA MOTOCICLETTA
Neppure due anni, già. Possibile, in questo lasso di tempo, che il team italiano sia davvero riuscito a migliorare sostanzialmente le qualità di Ride? Sì, possibile. In RIDE 2 si innalzano i livelli produttivi. Crescono, meglio: si moltiplicano i numeri. In termini prettamente didascalici, RIDE 22 si presenta alla linea di partenza carico di passione, e quella c'era già prima, ma anche con cifre importanti. Le moto, in primis. Perché sono loro le protagoniste. 189 bolidi scelti e realizzati nel rispetto di grandi marchi dell'industria mondiale. Da Ducati a Honda, da Cagiva a Yamaha. Difficile storcere il naso di fronte a tanta opulenza che, ad ogni moto, assegna scheda tecnica, caratteristiche e curiosità storiche. Moto divise, per altro, in categorie. Alle già note naked, superbike e supersportive, si aggiungono ora le due tempi, la cafè racer e le supermotard. Un'aggiunta, quest'ultima, particolarmente interessante e che, pur non distogliendo l'attenzione degli sviluppatori dall'asfalto, riesce comunque a regalare un importante variazione sul tema sotto l'aspetto della varietà. Quella stessa varietà poi bissata nei circuiti, altro elemento dove si è evidentemente lavorato tanto. Raddoppiando l'offerta del suo predecessore, RIDE 2 offre ben 29 circuiti divisi in 6 tipologie. Ovvero, circuiti country, rettilinei drag, circuiti cittadini, tracciati stradali, GP e Supermoto. Dal Giappone agli Stati Uniti passando per l'Europa, con l'Italia, e non poteva essere altrimenti, assoluta protagonista.
RIDE 2 si presenta alla linea di partenza carico di passione
A moto e tracciati, si aggiungono poi le possibilità di personalizzazione del pilota, abbigliamento e caschi, e di elaborazione dei mezzi, praticamente infinite ed essenziali per essere realmente competitivi e realmente fighi. L'elencazione di queste caratteristiche, una volta frullata, costituisce fondamentalmente l'ossatura della modalità carriera, vero fulcro dell'esperienza. Si sprecheranno i paragoni con Gran Turismo e, ancor di più, con l'indimenticato Tourist Trophy di Poliphony, in era PlayStation 2. Eppure, quasi a voler rivendicare la propria modernità, è forse più corretto rilevare come, per quella che è la struttura, la campagna single player di RIDE 2 ricordi da vicino quanto visto negli ultimi episodi della serie Forza Motorsport. Gli eventi, tra gare, attacchi al tempo e prove di abilitò, sono divisi per classi e categorie all'interno di un menu a finestre funzionale e, soprattutto, liberamente esplorabile. Al netto di un garage ben fornito, infatti, è possibile scrivere la propria storia senza paletti e, quindi, scalare la classifica mondiale che, a inizio gioco, ci vede fanalino di coda.
Non si tratta di un'impresa semplice. RIDE 2 è un gioco tosto. L'intelligenza artificiale degli avversari non consente, neanche ai livelli di difficoltà più bassi, passeggiate di salute o scampagnate di sorta. Anzi, per salire sul podio diventa fondamentale la messa a punto del mezzo, la sua elaborazione e, anche, un “gomito” da pilota scafato. Pur lasciandosi ancora andare a reazioni un po' troppo aggressive, l'IA è stata sensibilmente raffinata, mostrandosi come giusta via di mezzo tra la bastardaggine e l'abilità di guida. Primeggiare diventa così difficile, ma non impossibile. Ogni pilota virtuale saprà trovare, all'interno dei settaggi, il giusto e personale compromesso tra guida arcade e simulazione, ampliando definitivamente il livello di personalizzazione di Ride 2. E se anche il multiplayer non delude, garantendo gare prive di lag e, anzi, capaci di garantire ottima fluidità generale, è chiaro che ci si trova di fronte ad un prodotto di alto livello, messo su da chi, di moto, ne capisce davvero. Tutto perfetto? Purtroppo no. Se nella versione PC Ride 2 mostra, in un certo modo, i muscoli, gli aspetti tecnici e specialmente visivi restano, su console, ampliamente migliorabili. L'ultima revisione del motore proprietario Jam blocca, su PS4 e Xbox One, il frame rate a 30 fotogrammi al secondo, lasciandosi andare a fenomeni di stuttering e ad un antialiasing non sempre convincente. Anche la qualità di shader , effetti ed illuminazione è solo discreta, specie quando, ecco un'altra novità, ci si ritrova a gareggiare sotto la pioggia, tra pozzanghere e nuove insidie. Da rivedere anche il sistema di collisioni. Passi per l'assenza di danni visibili, ma la fisica che governa gli impatti con ostacoli e altre moto, anche nel gomito a gomito, è un po' troppo “leggera” e permissiva. Un vero peccato a fronte di modellazione delle moto e dei piloti che rasenta il fotorealismo e, anche, di un miglioramento sensibile del livello di dettaglio dei circuiti. Migliorato e, allo stesso tempo, altamente migliorabile anche il comparto sonoro. Il “ronzio” assordante del primo capitolo è stato sostituito da una buona campionatura, per quanto il lavoro da fare, anche in termini di puro realismo, sia ancora lungo. Difetti che, pur non minando l'esperienza complessiva, impediscono all'ultima fatica Milestone di toccare picchi di eccellenza assoluti. Nel confronto diretto con altri racing, RIDE 2 è insomma destinato a soccombere tecnicamente. Inutile consigliare Ride a chi cerca grafica spacca mascella. Obbligatorio, invece, promuoverne l'acquisto a chiunque, armato di passione e voglia di “sudare”, sia alla ricerca di un simcade a due ruote avulso da fronzoli slegati dalla passione, e dall'amore, quello vero, per le moto. Anche, da quell'odore di benzina e olio bruciato da portare sugli asfalti di lungo e difficile world tour. Il migliore, parlando di due ruote, che possiate trovare attualmente in circolazione.
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