Rez Infinite - recensione
Rez Infinite è un capolavoro, inutile girarci intorno. Potremmo chiudere la recensione dopo questa manciata di parole, ma dato che probabilmente in molti non gradirebbero la scelta e, soprattutto, essendoci molti giocatori che non hanno mai giocato o sentito parlare del titolo originale, scriveremo un articolo degno del nome che porta.
Uscito quindici anni fa su PlayStation 2 e il mai troppo rimpianto SEGA Dreamcast, Rez è un sparatutto musicale 'su binari' partorito dalla mente di Tetsuya Mizuguchi, una delle figure più brillanti del panorama videoludico nipponico degli ultimi vent'anni. Passiamo subito alla questione spinosa che riguarda la qualità dell'esperienza con PlayStation VR e, confermiamo che, come avrete intuito dal voto a fondo pagina, è assolutamente incredibile. Se riuscite a chiudere un occhio (magari non quando indossate il caschetto) sul ridimensionamento del comparto tecnico, giocare a Rez Infinite nella realtà virtuale è un sogno che si avvera.
Il gioco è ambientato all'interno di Project-K, il supernetwork gestito da una IA chiamata Eden, la quale ad un certo punto, a causa dell'incredibile numero di dati a sua conoscenza, comincia a dubitare della propria esistenza e lancia una sequenza di spegnimento che scatena una catastrofe all'interno delle sue righe di codice. Nel gioco prendiamo il controllo dell'alter-ego digitale dell'hacker, che tenterà di sistemare la situazione intrufolandosi in Project-K, attraversando cinque stage pieni di nemici e i classici boss di fine livello.
