Yomawari: Night Alone - recensione
Luigi's Mansion, senza aspirapolvere tra i piedi, che incontra Silent Hill. Non c'è modo migliore per descrivere in breve Yomawari: Night Alone, spiazzante avventura dalle tinte horror, che nonostante alcuni difetti e una longevità piuttosto contenuta, riesce ad appassionare e, soprattutto, a spaventare grazie alla trama inquietante e alle sinistre presenze che sbarreranno continuamente la strada alla giovane protagonista.
Le premesse sono banali e sfruttano un espediente apparentemente superfluo per giustificare la lunga passeggiata, notturna e solitaria, di una bambina di soli dieci anni. Dopo aver smarrito il cane, almeno è ciò che lei stessa (si) racconta, la protagonista del gioco tenterà di scoprire le sorti della sorella, che tarda a ritornare a casa dalla ricerca dell'animale di compagnia.
La piccola cittadina in cui abita, dal nome ignoto, ma certamente situata in Giappone, è stranamente immersa nel buio, un'oscurità quasi impenetrabile, interrotta di tanto in tanto dai lampioni che invece di irradiare i dintorni di una luce calda e rassicurante, creano terrorizzanti giochi d'ombre. La nostra piccola eroina è coraggiosamente armata di torcia, proprio come il fratello di Mario, mossa da una determinazione tale da non farla retrocedere nemmeno dopo essere incappata nei primi fantasmi che tenteranno di braccarla.
