Jotun - recensione
Nell'universo dei giochi indie capita spesso di imbattersi in progetti artisticamente eccezionali, nati da un approccio allo sviluppo diverso dal solito, da ritmi di lavoro meno stressanti e, perché no, da una passione ancora accesa e libera dai limiti imposti dal mercato globale. Spesso, tuttavia, l'ottima caratterizzazione artistica non è accompagnata da un gameplay all'altezza, servendo più che altro per catturare l'attenzione dei giocatori dopo una rapida occhiata. Questo è esattamente ciò che accade con Jotun, che sfrutta azione ed esplorazione per accompagnare il giocatore in un intrigante viaggio alla scoperta dei miti nordici.
Il team di Thunder Lotus Games ha messo in scena la triste (ma epica) avventura di Thora, possente guerriera morta in mare, senza quindi poter provare il proprio valore in battaglia. Come accade a tutti i combattenti defunti senza gloria, anche Thora viene trasportata nel Ginnungagap, luogo mistico dove avrà la possibilità di provare il proprio valore ed eventualmente meritarsi l'accesso all'ambito Valhalla. L'introduzione del gioco è molto semplice e mostra immediatamente le basi della linea narrativa di Jotun. La storia viene raccontata attraverso superbe illustrazioni, accompagnate dalle parole in lingua scandinava di Thora (con gli indispensabili sottotitoli in italiano), permettendo di approfondire costantemente la propria conoscenza dei miti nordici.
Il compito della massiccia protagonista è quello di sconfiggere i titanici Jötun, giganti elementali che popolano le varie zone del Ginnungagap. Una missione indubbiamente difficile, che vedrà Thora impegnata in scontri impegnativi contro avversari in grado di sovrastarla sotto ogni punto di vista. Ad aiutarla nell'impresa, la giovane vichinga troverà solo la sua fida ascia da battaglia e una serie di oggetti divini sparsi attraverso le ambientazioni. La raccolta di questi talismani è del tutto facoltativa, ma in alcuni casi il loro ritrovamento può segnare la differenza tra il successo e il fallimento.
