Cinquanta Sfumature di Nero – Recensione
Bene, ci siamo. Il secondo film tratto dalla trilogia sadomaso di E L James è in sala. Gli incassi previsti sono poco inferiori rispetto a quelli del 2015, ma comunque sempre troppo alti. Andranno a vederlo stormi di ragazzine infoiate, coppiette che a San Valentino dovrebbero avere di meglio da fare, ragazzini in preda alla pubertà senza l'accesso a internet e quelli che la vita inizia a cinquant'anni. Ok, gli spettatori ce li immaginiamo, ma sullo schermo? L'inganno. Cinquanta Sfumature di Nero ci ha fregati alla grande. Il primo capitolo era una mera trasposizione, scialba e a tratti involontariamente comica, del mediocre libro. Ma adesso le cose sono diverse. Le avventure erotiche di Anastasia Steele e Christian Grey hanno finalmente trovato una tonalità più consona, i personaggi sono più tratteggiati, complessi, le motivazioni non più futili, le scene di sesso sono ben incastrate nella trama e non pretesti per far vedere le zinne della Johnson. Sorprendente, no? Anche troppo direi. E infatti l'inganno era il mio! Lo ammetto: ho mentito, e l'ho fatto perché per un poco ci ho creduto anch'io. Poi, purtroppo, è cominciato il film.
Il nulla. L'abisso cosmico. La Zona Negativa. La (non leopardiana) noia e il male di vivere che (mai così) ho incontrato. La voglia di fuggire – non dalla sala, ma – da un pianeta in cui c'è gente a cui questo film PIACE. Gente come le ragazzine (dio le protegga) sedute accanto a noi all'anteprima, che senti esclamare “piango!” quando lei gli concede il fatidico Sì. Ops, spoiler (?). Va bene, andiamo con ordine, sebbene sia difficile trovare ordine nell'insensatezza. Avevamo lasciato Anastasia che aveva deciso di porre fine alla sua relazione con il Batman del sesso (ringrazio la mia paziente fidanzata per quest'associazione). La prima scena di Cinquanta Sfumature di Nero è una finestrella sull'infanzia violenta di Grey: il padre, sigaretta fra le dita, lo scova nel suo nascondiglio sotto il tavolo. Ecco spiegate le bruciature che fieramente ci mostra sul petto nella scena degli addominali (non c'è altro modo di chiamarla). Fa niente se quei segni nel primo film non c'erano. Questa rivelazione, comunque, ammorbidisce ai nostri occhi la figura di Grey. Non è cattivo se trae piacere dall'altrui dolore fisico, è il trauma. Lui, dopo profonde riflessioni sulla natura della sua sofferenza (ma quando mai), decide di non poter vivere senza Ana(l). Lei, intanto, dopo il diploma ha trovato lavoro nella più importante casa editrice di Seattle. Così, senza neanche un corso regionale. Lui la trova e le confessa tutto il suo amore, lei dice andiamoci piano. Cinque minuti dopo stanno scopando. E così più o meno tutto il film: Anastasia solleva una questione, Christian solleva Anastasia, Christian compra qualcosa – che sia un iMac, un cagnolino o la casa editrice dove lei lavora poco importa – e la questione è risolta.
Cinquanta Sfumature di Nero è, se possibile, peggio del primo. Se non altro perché l'altro navigava un genere inesplorato, anche se con una barca di soldi a disposizione del marketing. E lì c'erano vaghi sprazzi d'intelligenza nella sceneggiatura e una composizione più che mediocre per alcune scene. Almeno adesso possiamo vedere la saga per quello che è, senza alcun pudore, ovvero una gigantesca operazione di product placement. Le giovani spettatrici del film vedranno la mela morsicata della Apple far capolino ogni due per tre, una ventina di abiti firmati fa-vo-lo-si, gioielli, eccetera. Persino del pianoforte possiamo vedere il marchio di fabbrica. Degli strumenti di piacere del signor Grey, invece, che io male che andasse speravo di farmi una cultura, nulla o quasi. Per le scene di sesso i due monellacci useranno una pinza per capezzoli e una specie di bastone che tiene le gambe larghe. Fine. Tu pensi, desiderando qualsiasi cosa ti possa strappare al torpore, che finalmente stanno per passare alle maniere forti, che ora la lega, la lascia lì tre giorni senza cibo né acqua e quando torna le fa ascoltare a ripetizione Comunisti col Rolex. Ma niente. Il massimo della perversione sono qualche sculacciata qui e là, la pecorina e un gioco di mano in ascensore. Sono convinto che chiunque di voi possa fare di peggio. O meglio, dipende dalla posizion…ops, punto di vista.
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