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A Normal Lost Phone - recensione

4K, console mid-gen, sistemi ibridi, upscaling, realtà virtuale, realtà aumentata, realtà mista. Queste sono solo alcune delle parole di cui ci riempiamo la bocca ogni giorno quando si parla di videogiochi, quasi dimenticandoci di ciò che dovrebbe essere più importante all'interno di questo medium. Parliamo di esperienze sempre più complesse che mischiano costantemente generi e stili diversi ma che a conti fatti difficilmente propongono davvero qualcosa di nuovo. Si uniscono elementi in nome dell'innovazione e della ricerca della novità, una ricerca che quasi mai passa attraverso la semplificazione e la sottrazione di qualche elemento.



È anche per questo motivo che di fronte a un progetto come A Normal Lost Phone, ci si sente almeno inizialmente spaesati e perplessi. Un gioco che si basa completamente sui testi che propone e che è praticamente impossibile da classificare in un genere preciso. Nato grazie a una campagna crowdfunding che ha raccolto più di €11.000 e presentato inizialmente come un piccolo prototipo giocabile in diverse manifestazioni dedicate alle produzioni indie, il titolo è progressivamente cresciuto fino a trasformarsi in ciò che oggi è possibile acquistare su PC o dispositivi mobile spendendo appena €2,99.



Come potremmo descrivere il particolarissimo lavoro di Accidental Queens? A Normal Lost Phone nasce da un'idea estremamente semplice quanto realistica e sotto molti aspetti banale: il ritrovamento di uno smartphone abbandonato a se stesso. A questo punto inizierà una vera e propria indagine per scoprire l'identità di chi possedeva il dispositivo e magari arrivare anche a capire cosa gli possa essere successo. Il gioco ci spinge, quindi, a frugare letteralmente nella privacy di Sam, il misterioso proprietario del telefono.

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27 febbraio 2017 alle 10:40