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The Walking Dead: A New Frontier - recensione

Il passato torna sempre a bussare. È qualcosa di inevitabile che bisogna saper accettare e abbracciare con un misto di consapevolezza e rassegnazione. L'episodio finale, From the Gallows, e in generale l'intera terza stagione di The Walking Dead ne sono una dimostrazione inequivocabile per svariate ragioni. La prima è ovviamente tematica e anche l'inizio del quinto appuntamento con Javi, Clementine e soci lo dimostra ampiamente.



Ad accoglierci è un flashback, una tecnica che si è ripresentata costantemente in tutto A New Frontier, il passato che ritorna e che non ha semplicemente il compito di farci capire la storia dei personaggi ma che ha un effetto evidente sul presente, sui rapporti e sulle azioni che condizionano soprattutto Javier in relazione con il fratello David. È così che il passato si lega a doppio filo all'altro tema centrale che i ragazzi californiani hanno deciso di sviluppare: la famiglia e i legami di sangue in tutto ciò che li caratterizza, nel bene e nel male.



Ma il passato è anche l'inevitabile paragone con i primi due cicli di episodi di The Walking Dead e con Clementine stessa, un personaggio che se inizialmente ha dimostrato una discreta importanza è progressivamente stata relegata in secondo piano in favore del nuovo che avanza rappresentato da Javier e famiglia. Un cambiamento che probabilmente era l'unico non effettivamente necessario quando si parla dei lavori di Telltale. In più di un'occasione abbiamo avuto l'impressione che Clem fosse una figura troppo ingombrante per questo ruolo, un colosso che rischiava di oscurare una narrazione che seppur imperfetta ha saputo dimostrare un certo potenziale.

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3 aprile 2017 alle 13:10