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Injustice 2 – Recensione

Sono sempre stato dell'idea che narrazione e picchiaduro fossero termini da non utilizzare nella stessa frase. Dopo aver giocato a Injustice: Gods Among Us ho iniziato a mettere in dubbio questa mia convinzione e per alcuni anni, diciamo dal 2013 a oggi, ho vissuto in una sorta di limbo amletico: trama o pugni, trama o traumi? Poi, la luce. Ho giocato come un matto a Injustice 2, soprattutto in modalità Storia, e capito che se hai dei personaggi validi la storia e le botte vanno a braccetto in automatico. La sensazione che avverto dopo tanti incontri, prima nei panni di Batman, poi di Harley Quinn, poi di Lanterna Verde e poi di… è che tutto sia naturale, tutto sia giusto. Trovo per esempio giusto, anche se devo ammettere che all'inizio mi dava un po' fastidio, che dopo essersele suonate fino quasi ad “ammazzarsi”, molti dei supereroi si stringano la mano e scambino due chiacchiere su come gira il mondo (o meglio i mondi); che dopo una profusione di violenza al tempo stesso inaudita e carnascialesca, Lanterna Verde e Aquaman si schierino, senza dare troppe spiegazioni, dalla stessa parte della barricata per provare a fermare Brainiac.



Potrei andare avanti a oltranza riportando scene di infantile supereroismo, ma preferisco sfregarmi le mani soddisfatto per aver capito che non tutto deve avere un senso, che non è sempre necessario dare una spiegazione. O quanto meno non è necessario in Injustice 2 che, a differenza dell'altro picchiaduro in arrivo in queste settimane, è un prodotto tamarro nell'accezione più statunitense e positiva del termine, mentre Tekken 7 lo è nel senso giapponese delle cose. Dove Injustice 2 gioca a stupire con la sua trama e le sue mosse pazzesche, Tekken 7 punta a convincere con i suoi psicodrammi e le sue combo credibili. Due modi di intendere il racconto da picchiare, due mondi che funzionano. Quello di Injustice 2 funziona perché i combattimenti sono ben integrati nella vicenda, tanto sul piano della narrazione quanto su quello della tecnologia utilizzata dagli sviluppatori per evitare qualunque tipo di cesura tra parole e fatti. La grafica è sempre la stessa (pregevole) e il solo elemento che ti fa capire che è il momento di muovere le mani sono le barre e gli altri ammennicoli informativi che si materializzano elegantemente sullo schermo quando la lotta ha inizio. La cosa meravigliosa è che il flusso narrativo non viene messo in crisi neppure dalla suddivisione in capitoli della storia e dalla conseguente successione di protagonisti e ambientazioni. Anzi, l'alternanza di personaggi esteticamente e caratterialmente agli antipodi, così come di luoghi cupi e spazi allegri, conferisce alla modalità storia una vivacità inebriante.



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MOSSE, ABILITÀ E… LA CROCE



Poi è chiaro che per quanto una storia possa essere interessante e coinvolgente, quello che conta sono i combattimenti. Da questo punto di vista Injustice 2 porta avanti le meccaniche del primo capitolo, Gods Among Us, e va quindi a tirare in ballo un pezzo di storia dei picchiaduro quale è Mortal Kombat (nulla di strano, visto che il fondatore di NetherRealm Studios è lo stesso Ed Boon che prima ha lavorato per 15 anni in Midway). Tre i tasti e tutti e tre frontali per eseguire le mosse di base, più un quarto da utilizzare per attivare le abilità speciali di ciascun supereroe, tipo l'attacco con il cane di Harley Quinn o quello con i pipistrelli di non serve che vi dica chi. Il fatto che nel 2017 non vi sia latenza nell'esecuzione delle mosse non fa certo notizia, così come non la fa la perfetta gestione dei contatti tra i lottatori.
un pezzo di storia dei picchiaduro quale è Mortal Kombat



Il solo problema che sto facendo fatica a superare anche dopo una settimana di gioco a oltranza riguarda il controller. Sto picchiettando su un DualShock e la croce direzionale da utilizzare per scatenare alcune delle mosse mi fa impazzire. Non è colpa del gioco, sia chiaro, quindi non posso che suggerire a chi vorrà utilizzare Injustice 2 in ottica competitiva (online o in locale) il ricorso a un controller arcade (con joystick e pulsanti da sala giochi, per intenderci). Nulla da dire, invece, sulla facilità di esecuzione delle super mosse con i due tasti dorsali… se non che sono molto facili da eseguire e quindi, soprattutto quando si gioca contro l'I.A., c'è un po' la tendenza ad abusarne. In generale, a fronte di una quantità di mosse non particolarmente elevata, Injustice 2 riesce comunque a costruirsi una credibilità tattica e tecnica con l'inclusione delle super mosse, delle abilità speciali, degli attacchi ambientali e delle transizioni di scenario. Tutte cose belle, direte voi, che però c'erano già nel primo Injustice…



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ANCHE I SUPEREROI HANNO IL RUOLO



È vero, tante cose le abbiamo già viste e giocate in Gods Among Us, ma ce n'è una che è nuova è fa tanta ma tanta differenza. Si tratta della personalizzazione dei personaggi. Attenti! Non si tratta banalmente della possibilità di modificare un po' l'aspetto e le abilità di qualche supereroe, ma proprio di una meccanica integrata nella struttura del gioco e capace di conferire a Injustice 2 la profondità degna di un RPG. Giocando, più propriamente combattendo, si ottengono potenziamenti per i personaggi e si sbloccano abbinamenti cromatici delle mise (che hanno una valenza solo estetica). Il bello è che dopo un primo momento passato a pompare a dismisura l'eroe di turno, si inizia a capire che l'evoluzione e il potenziamento non devono essere portati avanti in maniera casuale. Per sconfiggere Superman o Supergirl, per esempio, potrebbe fare comodo qualche aggeggio a base di kryptonite, che invece ci farebbe sprecare uno slot di potenziamento nel caso di un incontro con Catwoman, tanto per fare un esempio.
Injustice 2 ha la profondità di un RPG



Dal punto di vista della personalizzazione ammetto di essere ancora agli inizi, perché dopo una settimana ho scoperto solo una minima parte dei potenziamenti e delle mosse disponibili (sì, si possono sbloccare anche alcune mosse!). Ho però capito che il sistema funziona a ciclo continuo: spinge a giocare per sbloccare e sbloccando porta il gioco a diventare sempre più profondo, limitando al contempo il rischio di sbilanciamento nel roster composto da più di 30 supereroi. Questo ci porta a pensare che Injustice 2 potrebbe essere uno dei picchiaduro più longevi sul mercato, anche perché oltre alla storia coinvolgente, al multiplayer e alla questione dei potenziamenti, c'è anche una modalità Multiverso tutta da scoprire. Il concetto è simile in tutto e per tutto a quello esplorato dalle torri di Mortal Kombat X, rispetto alle quali però il Multiverso di Injustice 2 vanta dimensioni megagalattiche. E non potrebbe essere diversamente, visto che quelle che in X erano strutture contenti sfide, sono qui interi pianeti su cui andare a combattere con un personaggio a propria scelta. Le prove sono di difficoltà crescente e cambiano di continuo con un ritmo differente a seconda del pianeta su cui si trovano. Oltre a fornire dei buoni motivi per menare le mani, sono anche perfette nel contesto della personalizzazione, visto che il bottino che viene raccolto è relativo al personaggio protagonista della missione selezionata. Non ho avuto l'opportunità di testare Injustice 2 online e non sono in grado di dare un giudizio sul netcode, sulla frequentazione dei server e via discorrendo. Prendo l'impegno di affrontare l'argomento nel giro di una decina di giorni.



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16 maggio 2017 alle 06:20