DIRT 4 - recensione
Codemasters sta vivendo uno dei suoi periodi migliori: dopo un quinquennio passato a realizzare continue iterazioni della licenza F1 (spesso con magri risultati), nel 2015 è riuscita a tornare al successo con Dirt Rally. Un'idea capace di andare contro tutte le convinzioni di marketing maturate fino a quel punto dalla casa inglese. Early Access su Steam, sviluppo e realizzazione di nuovi contenuti a stretto contatto con la community lo hanno reso il miglior simularcade rallystico di sempre per PC.
Un anno e mezzo e l'arrivo della versione console dopo abbiamo messo le mani sulla versione PS4 di Dirt 4 che abbiamo spolpato a fondo per capire se si trattava di un seguito in pectore o della ripresa di un discorso mass market interrotto cinque anni fa. Innanzitutto il gioco mette subito di fronte a una scelta non da poco, ovvero se affrontarlo in modalità, arcade o simulativa. Un biglietto da visita niente male che ci ha portati a subito verso l'opzione più impegnativa.
Per quanto riguarda la struttura dei contenuti, Dirt 4 può essere fruito in molti modi; la carriera è il classico sistema di progressione ibrido pensato per affrontare in tempi brevi tutte le specialità proposte. Gli eventi si sbloccano giocando a fondo una percentuale di quelli del livello precedente, ma per arrivare alle prove più impegnative non basta vedere la fine. Occorrono vittorie o piazzamenti di prestigio in rally moderni e storici ma anche gare di RallyCross e LandRush per accumulare esperienza e denaro con cui acquistare o vincere vetture nuove, potenziarle o rivolgersi al mercato dell'usato.
