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A Rose in the Twilight – Recensione

“Ma chi non osa afferrare la spina non dovrebbe mai desiderare la rosa”.
Anne Brontë



Produrre giochi su una console che la stessa Sony ha reputato “morta”, almeno per il mercato occidentale, non è sicuramente facile (anche perché poi proprio su questa continua a uscire roba, così da non capirci più niente nessuno NdD). Ma Nippon Ichi Software sembra non sentire il peso delle critiche alla piccola PlayStation Vita e sforna un titolo decisamente interessante quale A Rose in the Twilight. Vediamo quindi com'è andata questa gotica esperienza.





Imparo lento e sbaglio veloce



Se siete appassionati dei titoli 2D proposti da Nippon Ichi Software su PlayStation Vita, osservando A Rose in the Twilight non potrete non riconoscere lo stile proposto da un altro videogame da noi già premiato con una valutazione eccellente un paio di anni fa, ossia htoL#NiQ: The Firefly Diary.



Le somiglianze tra i due progetti non sono solo visive, dato che il gioco è anch'esso un puzzle platformer 2D in cui controlleremo una giovane dai capelli corvini, che si ritroverà all'interno di un castello diroccato con tante domande in testa, prima tra tutte perché si trovi in quella struttura dimenticata da Dio.



La struttura narrativa, composta da pochissimi dialoghi e da una serie di scenette animate dallo stile decisamente dark, ci porterà molto presto a scoprire che la rosa bianca presente sulla schiena della protagonista fungerà come una sorta di serbatoio per incamerare le macchie di sangue che troveremo sulla nostra strada e risolvere i vari puzzle che incontreremo.



In aiuto della ragazzina giungerà (o meglio, recluteremo) poi un golem tutto muscoli e zero parole, che avrà l'ingrato compito di svolgere lavori pesanti impossibili per l'esile donzella ai nostri comandi, dandoci così modo di controllare due diversi personaggi e aumentando di conseguenza la difficoltà degli enigmi.





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Rose rosse per te, ho comprato stasera



Come abbiamo già accennato, la rosa presente sulla schiena della protagonista svolgerà un ruolo fondamentale nel completamento dei vari puzzle che andremo ad affrontare per proseguire nella storia e fuggire dal castello.



Fin dalle prime battute infatti ci verrà spiegato che, con un apposito tasto, potremo assorbire nel fiore il sangue che troveremo in vari punti della mappa, nonché collocarlo su alcuni oggetti per generare vari effetti. Solitamente tutto ciò che verrà ricoperto di sangue sarà dinamico: i massi crolleranno, le catapulte potranno essere attivate e molto altro ancora.



Diversamente, se preleveremo il sangue da una struttura la bloccheremo, facendo così ad esempio in modo che un interruttore non possa più sollevarsi lasciando quindi libero il passaggio, oppure sfruttando pietre in caduta libera per creare un ponte sospeso con cui superare enormi dirupi.



Questa dinamica base sarà poi da combinarsi con la possibilità del golem di sollevare solo ed esclusivamente oggetti ricoperti di sangue, il che aggiungerà ulteriore difficoltà ai puzzle dato che starà alla nostra abilità organizzare le azioni e i movimenti dei due protagonisti.



Pur essendo un semplice 2D a scorrimento infatti il titolo di Nippon Ichi ha la propensione a sviluppare l'azione in altezza, dunque non di rado ci ritroveremo con i personaggi su due livelli di gioco e la possibilità di interazioni “a distanza” tra i due, usando leve, barili e altro ancora.



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16 luglio 2017 alle 14:00

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