Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Dragon's Dogma: Dark Arisen PS4 – Recensione

Il Tokyo Game Show appena trascorso si è rivelato una grossa delusione per tutti i fedelissimi di Dragon's Dogma, convinti che il quinto anniversario dal rilascio, gli ottimi riscontri di vendita per tutte le piattaforme sul quale è stato distribuito (su PC, è salito rapidamente sul podio dei tre titoli più venduti della compagnia) e le voci più o meno ufficiali che vogliono Hideaki Itsuno e il suo staff impegnati su un nuovo, ancora sconosciuto progetto fossero tutti indizi che avrebbero portato all'annuncio di un sequel. Invece, a parte una copiosa pioggia di novità per Dragon's Dogma Online, lo spin-off MMORPG della serie che continua ad ottenere un discreto successo in patria, e qualche video comparativo fra l'originale pubblicato sulle console della passata generazione e questa ennesima re-release per PlayStation e Xbox One, gli sforzi della software house della famiglia Tsujimoto si sono riversati perlopiù sul prossimo Monster Hunter World, altra punta di diamante in arrivo all'alba del 2018 che segna il ritorno del franchise su macchine non appartenenti alla scuderia Nintendo. Vale dunque la pena prendere in esame le caratteristiche peculiari di questo affascinante ibrido ruolistico d'azione, che vanta radici innegabilmente giapponesi ed un marcato retrogusto occidentale, a beneficio di quanti si apprestano a muovere i primi passi nel suo mondo proprio con questa conversione.



http://www.gamesvillage.it/wp-content/uploads/2017/10/ddda1-1024x576.jpg



La resa visiva degli incantesimi resta uno dei punti di forza del motore grafico di Dragon's Dogma: scaraventare via i nemici con un tifone arcano o scatenare su di loro impressionanti tempeste di fulmini è una sensazione che non ha eguali!



IMPUGNA LA TUA ARMA, NUOVO ARISEN!



Hiroyuki Kobayashi era afflitto da un dilemma: mentre fervevano i lavori su Dragon's Dogma, la creatura sulla quale il collega Itsuno e un team di circa 150 dipendenti Capcom avevano investito gli ultimi tre anni, il produttore pensava al modo migliore di presentarlo ai possibili acquirenti internazionali senza alienarsi i favori degli appassionati giapponesi, una linea davvero sottilissima da percorrere. Inizialmente, il titolo venne introdotto come una risposta a The Elder Scrolls V: Skyrim di Bethesda, un serio tentativo di avvicinarsi alle meccaniche tradizionali dei giochi di ruolo occidentali reinterpretate da una casa di produzione nipponica. Ma la preoccupazione principale di Kobayashi rimaneva quella di attirare l'attenzione dei suoi connazionali, che avrebbero potuto etichettare la nuova proprietà intellettuale come yoge kusoge (gioco occidentale, gioco schifoso, anche se il significato letterale è assai meno elegante) a prescindere, termine denigratorio utilizzato per indicare, in tempi moderni, tutti quei videogame che fanno dei colori smorti, delle atmosfere oppressive, dei personaggi idrofobi e nerboruti e dell'ultraviolenza fine a se stessa i loro punti di forza. Così, il reparto marketing di Capcom pensò bene di pubblicizzare il prodotto sottolineando la sua componente d'azione, dettaglio che non avrebbe mancato di stuzzicare la curiosità degli estimatori di Monster Hunter, e ponendo particolare enfasi sugli scenari diurni come ampie pianure baciate dal sole o rigogliose foreste: la strategia diede i frutti sperati ma, con l'avvicinarsi della data di uscita, la sua efficacia fu tale da seminare l'impressione che Dragon's Dogma fosse un action game in tutto e per tutto, una sorta di Devil May Cry ambientato in un gigantesco mondo fantasy privo di elementi RPG, e ciò costituiva un significativo grattacapo dato che, di fatto, era quasi vero il contrario. Il produttore decise pertanto di cambiare ancora una volta rotta e discorrere ufficialmente delle implicazioni ruolistiche del gioco, grazie alle quali il giocatore poteva affrontare lo stesso con una vasta gamma di approcci che trovavano la loro concreta applicazione sul campo, nonché stringere alcune cruciali alleanze per delineare meglio il bacino di utenza previsto, ovvero quello affatto trascurabile degli ultra-trentenni che si lasciarono intrigare da extra come i set di armi e armature tratti dagli allora imminenti lungometraggi animati di Berserk o dal breve romanzo introduttivo di Ryo Mizuno, autore del celebre Record of Lodoss War, incluso nelle primissime tirature giapponesi. Tutte queste manovre contribuirono infine a catturare l'interesse auspicato, soprattutto in termini di introiti, garantendo al progetto il nulla osta imprescindibile per migliorarsi ulteriormente in un'espansione riveduta, arricchita e corretta, ossia questo Dark Arisen che stringiamo (di nuovo) fra le mani, come pure nel suddetto gioco di ruolo online multigiocatore.



Ma cos'è che rende Dragon's Dogma davvero unico nel suo genere? Ebbene, la sua forza risiede in effetti tanto nella scelta della “professione” da interpretare (guerriero, arciere o mago, che vanno poi a progredire ed intersecarsi fra loro con le specializzazioni accessibili ai livelli avanzati), in conseguenza della quale sarà necessario variare significativamente le tattiche da impiegare in battaglia, quanto nel reclutamento delle cosiddette pedine, ovvero personaggi non giocanti di supporto che ci accompagneranno nelle nostre peripezie: la modalità multiplayer presente non è difatti tale in senso stretto, nel senso che non ci è permesso giocare in contemporanea con altri amici o sconosciuti in possesso del gioco ma è possibile acquisire i servigi di altre pedine create da questi ultimi previo una semplice procedura di evocazione, il cui impatto sulle nostre finanze virtuali è proporzionale alla potenza relativa delle stesse. Per quanto possa sembrare un sistema poco soddisfacente, soprattutto dal punto di vista di chi preferisce combattere in tempo reale al fianco di altri partecipanti in carne ed ossa, la sua ingegnosità risiede proprio nello smisurato assortimento di compagni fra i quali scegliere, ciascuno con pro e contro ben specifici: tale varietà procede infatti di pari passo con la moltitudine di nemici da affrontare, che spaziano da goblin, lupi, scheletri ed arpie fino ai ben più massicci ciclopi, grifoni, chimere e, naturalmente, draghi, per avere ragione dei quali è fondamentale trarre vantaggio dai rispettivi punti deboli che una specifica pedina può sfruttare qualora non fossimo in grado di farlo in prima persona. Lo studio e la valutazione della squadra più adatta alle nostre esigenze, che non sempre corrisponde ai compagni più forti disponibili al momento, rivestono perciò notevole importanza nel prosieguo dell'avventura.



http://www.gamesvillage.it/wp-content/uploads/2017/10/ddda2-1024x576.jpg



La Morte è il nemico più letale presente nell'espansione, capace di obnubilare i sensi dei personaggi e ucciderli con un solo fendente della sua falce.



I LUPI CACCIANO IN BRANCO



I combattimenti non si svolgono soltanto a terra, ma le smisurate dimensioni di alcuni avversari ci costringono ad autentiche arrampicate reminiscenti del memorabile Shadow of the Colossus, allo scopo di raggiungere zone vulnerabili impossibili da scorgere ad un'altezza inferiore. E' anche possibile coordinare le pedine per svolgere il “lavoro sporco”, evitando così a classi più orientate alla magia e, dunque, con una resistenza inferiore alla media per definizione di concludere prematuramente il viaggio in seguito ad una improvvida caduta: restare aggrappati alle piume, alle scaglie o alle carni delle creature richiede infatti un notevole consumo di resistenza, misurata con un apposito indicatore sull'interfaccia grafica, che viene intaccata anche dai vari attacchi a nostra disposizione ma si ricarica dopo qualche attimo di inattività: l'esigenza di trovare il giusto equilibrio fra le opzioni offensive carica ulteriore tensione sugli scontri, e la mole smisurata dei mostri riesce nell'arduo compito di evidenziare la spettacolarità dell'azione e la profondità del sistema di controllo, per quanto qualche ritardo occasionale nella ricezione dei comandi non permetta di eseguire con accurato tempismo tutte le acrobazie desiderate.



Dragon's Dogma resta encomiabile anche per la deliberata predilezione di lasciare che sia il giocatore a valutare la pericolosità di ciascun incarico, tanto facili da reperire all'interno del ducato di Gransys quanto impossibili da discernere in termini di sfida, una comodità alla quale titoli ben più blasonati come The Witcher 3 ci avevano abituato: non mancheranno frangenti in cui il nostro gruppo si incamminerà verso un determinato obiettivo soltanto per scoprire troppo tardi che, a protezione dello stesso, sono stati posti contendenti ben più preparati di noi che ci costringeranno ad una precipitosa, e spesso inutile, fuga. La storia è forse il punto più trascurabile del gioco, dato che di fatto si tratta di una serie di eventi piuttosto banali concatenati per dare un filo logico alle missioni principali, che a loro volta sono composte da uno o più scontri di varia entità senza enigmi da risolvere o personaggi con cui interagire in maniera approfondita: è qui che si percepisce maggiormente lo spirito action del prodotto, che potrebbe far storcere il naso a quanti invece si aspettavano un livello di esplorazione paragonabile ad una qualsiasi creazione Bethesda, a un Dark Souls o a un Dragon Age. Non si tratta di una filosofia criticabile di per sé, ma di una questione di aspettative: Dragon's Dogma resta un gioco d'azione in primis e di ruolo in seconda battuta, e come tale va affrontato. La sua espansione, Dark Arisen, non fa altro che correggere alcuni aspetti troppo macchinosi dell'originale (soprattutto la gestione dell'inventario e il bilanciamento fra vari oggetti magici) ed aggiungere una zona extra, l'Isola di Nerabisso, il cui accesso è consigliabile solo a quanti hanno portato a termine la storia principale e possiedono un personaggio dal livello sufficientemente alto, perché le creature che la abitano sono molto più forti della media. La versione per PlayStation 4 è finalmente libera dalle fastidiose bande nere che funestavano quella per PlayStation 3 e Xbox 360, e può vantare una frequenza di fotogrammi enormemente più stabile malgrado sia stata fissata a 30 al secondo: brutte notizie per quanti speravano in una soluzione che raggiungesse non dico i 100 e oltre garantiti dai PC sufficientemente carrozzati, ma almeno i 60 stabili, tuttavia la fluidità dell'azione di gioco è di gran lunga più apprezzabile e accusa il colpo soltanto nelle situazioni più concitate che costringono a muovere freneticamente la telecamera.



L'articolo Dragon's Dogma: Dark Arisen PS4 – Recensione è estratto da GamesVillage.it.

Continua la lettura su www.gamesvillage.it

2 ottobre 2017 alle 17:10