Overwatch - Reloaded
Quando Blizzard entra così pesantemente in un genere è sempre sicura delle carte che ha da giocare. Dopo aver ridefinito il concetto di RTS, MMORPG e giochi di carte era solo questione di tempo prima che decidesse di entrare nel mercato degli sparatutto. Overwatch è stata la sua interpretazione di un tema apparentemente già spremuto a fondo come quello degli FPS multigiocatore. Dopo che i vari Call of Duty, Battlefield, Counterstrike, e andando ancora più indietro nel tempo, Quake ed Unreal, sembravano aver detto tutto quello che c'era da dire a riguardo, ecco una nuova interpretazione che riprende ancora una volta un tema tanto caro agli sviluppatori californiani: la radicale diversità di giocatori/fazioni in campo.
Un tratto distintivo che Blizzard si porta dietro dai tempi delle due razze di Warcraft, delle tre di Starcraft e tutte le varianti dei personaggi di World of Warcraft. Con Overwatch era chiaramente arrivato il momento giusto per imboccare la stessa strada, affrontando sfide di bilanciamento diverse. Gli Umani e Strogg di Enemy Territory: Quake Wars, lo sparatutto di Splash Damage del 2007, erano stati la prima digressione seria in questo campo, permettendogli di godere di un discreto successo, anche se non quanto sperato dagli sviluppatori inglesi e ID Software stessa.
Overwatch si è presentato immediatamente come qualcosa di completamente diverso: ventuno personaggi combinabili in squadre da sei su mappe di dimensioni medio piccole con modalità già proposte in varie salse da chiunque avesse pubblicato un FPS degno di questo nome nei quindici anni precedenti. Il fatto che questi eroi fossero diversi tra loro fino all'estremo lo rendevano un gioco immediato nel padroneggiarne anche solo un paio, ma incredibilmente complesso sotto il profilo dello scontro a squadre.
