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ODE - recensione

Esistono dei titoli ai quali la definizione "videogioco" sta un po' stretta. Opere come Journey o il nostrano Lantern trascendono i canoni del genere e propongono un'esperienza emozionale che di ludico ha ben poco. Non travisate, non stiamo dicendo che non siano giochi validi, ma che semplicemente propongono un genere di intrattenimento che potrebbe non andare incontro ai gusti dei giocatori più smanettoni. Ode, il titolo di cui parliamo oggi, tenta di accostarsi a questa particolare tipologia di gioco, concentrandosi molto sul lato sonoro, ma proponendo un gameplay leggermente più profondo.



Non vi è storia o comparto narrativo di sorta, il nostro viaggio comincia bruscamente, mettendoci nei panni di un buffo esserino all'interno di una bolla luminosa. I comandi sono molto classici: ci si muove con WASD, con spazio si salta e la gestione della visuale è delegata al mouse. Rotolando lungo le grezze pareti di roccia della caverna in cui siamo capitati notiamo la presenza di piccole formazioni organiche, che reagiscono al nostro passaggio gonfiandosi ed emettendo un suono. Questo va a fondersi con la melodia di sottofondo, integrando l'audio del nostro incedere con la musica che ci accompagna.



Dopo pochi metri delle piccole sfere color amaranto cominciano a punteggiare l'ambiente e viene naturale avvicinarsi per dare un'occhiata. Giunti praticamente a contatto le vediamo staccarsi dal terreno, cambiare colore e cominciare a seguirci. Nel giro di qualche minuto ci ritroviamo ad esplorare la grotta con un codone di palline saltellanti al seguito. Oltre ad essere accessori dall'indubbio valore estetico, i globi possono essere lanciati nella direzione in cui siamo rivolti con la pressione del tasto sinistro del mouse e richiamati tenendo premuto il pulsante destro. Come se ciò non bastasse più palline abbiamo con noi e migliore diviene la nostra capacità di salto.

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3 gennaio 2018 alle 12:20