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Squareboy vs Bullies: Arena Edition – Recensione

Squareboy vs Bullies. Le persone che sviscerano il Play Store in cerca di videogiochi gratuiti prevalentemente squallidi sicuramente lo avranno già sentito nominare.



Nel 2015 fu rilasciato su piattaforma mobile, totalmente gratuito, con una interfaccia che ricordava il leggendario GameBoy Color. Una scelta di design interessante ma che andò a intaccare non poco la praticità del gioco. Sicuramente una mossa di marketing ben riuscita per attirare consensi, ma il buon Rohan Narang non si fermò qui. Proprio no.



A distanza di 2 anni, lo sviluppatore indiano ha deciso di riprendere in mano il progetto Squareboy e proporlo su Steam, PlayStation Vita e 4 (con tanto di cross-buy), 3DS e Switch. Il risultato? Prevedibilmente pessimo.



Dallo staff del Bit sono soprannominato “il moralizzatore”, e alla fine di questa recensione probabilmente capirete il perché. Iniziamo!



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Il paladino dei quadrati



Il protagonista della nostra avventura è un piccolo quadratino (indubbiamente scelta intelligente per manovrare i pixel) di nome Squareboy, vittima di bullismo da parte di quadrati più grossi e dall'espressione minacciosa. Il nostro amico riceverà l'aiuto di un mentore anziano che lo istruirà nell'arte del combattimento e lo manderà alla ricerca del boss dei bulli per dargli la proverbiale lezione.



La trama sostanzialmente è tutta qui. Nel corso della modalità storia dovremo attraversare 14 livelli quasi per nulla caratterizzati in un beat ‘em up tutt'altro che fluido, affrontando orde di bulli che si differenzieranno solo per la capigliatura o per il cappello, ma che avranno tutti lo stesso pattern di movimento e di attacco, eccezion fatta per il bullo ninja che potrà vantare la invidiabile capacità di scattare e di saltare, risultando di gran lunga l'avversario più ostico.



Veniamo alla lista di mosse del nostro protagonista. Sarà possibile attaccare con il tasto Quadrato (coincidenze? Io non credo!) e saltare con X. La combinazione fra i tasti direzionali e l'attacco cambieranno lo script di attacco di Squareboy, ma sostanzialmente non cambiano l'effetto che esso avrà sui nostri oppositori. Sarà inoltre possibile afferrare armi (di due tipi, catena e mazza da baseball) e oggetti lanciabili (tutti con stesso effetto e stessa gittata) con il tasto cerchio.





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Il mio falegname con 30.000 lire lo faceva meglio



Dire che il gameplay è legnoso è un eufemismo, e la causa non risiede nelle animazioni superficiali e eccessivamente semplificate. Videogiochi a cavallo fra gli anni Ottanta e gli anni Novanta appartenenti allo stesso genere (Streets of Rage, Renegade, Double Dragon…) a cui Narang si ispira avevano un gameplay molto più fluido e vario, oltre a una gamma di nemici indubbiamente più ampia.



Non è raro imbattersi in situazioni nelle quali i comandi non rispondono adeguatamente oppure incastrarsi in mezzo a bulli senza che la mossa per liberarsi funga a dovere. Inoltre, manca un elemento caratteristico del genere: i boss. E' totalmente inaccettabile sviluppare un beat ‘em up senza inserire la benché minima ombra di un boss, in modo tale da rendere il livello soddisfacente per il videogiocatore. I livelli, inoltre, sono troppo lunghi. E' impossibile anche ricavare un qualsiasi livello di difficoltà se non nella modalità Arena (la quale dà il titolo a questa edizione), che null'altro si rivela essere se non un susseguirsi di livelli da completarsi superando una certa soglia di punteggio, ottenibile con delle combo (si fa per dire).



Per quanto concerne il comparto audio, le 14 canzoni non sono degne neanche di un prodotto di tal fetore tecnico, sia per la composizione carente sia, soprattutto, per un sound veramente mal gestito e disturbante in alcuni frangenti a tal punto da costringervi a mantenere il volume basso. Peccato perché le idee di base per la soundtrack sembravano essere molto valide, ma sono stati gestiti male i volumi dei suoni ad alte frequenze.



Graficamente il gioco non è assolutamente pessimo, considerato che in origine si trattava di un free-to-play per cellulare. Il passaggio su console a un prezzo di 5 euro (assolutamente non simbolico) obbligava lo sviluppatore a ritoccare quantomeno l'apparenza del titolo per renderlo appetibile ai videogiocatori abituati a certi prodotti. Ci sono stati dei ritocchi e questo dobbiamo renderlo presente, ma non sono assolutamente significativi.



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6 gennaio 2018 alle 16:03

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