Vesta - recensione
Tra le fortune del mercato indipendente possiamo sicuramente annotare la voglia di riscoprire generi lasciati ai margini dell'industria, considerati poco commerciali e fruttuosi. È questo il caso dei puzzle game, ma dal sottobosco indie arriva Vesta, progetto curato dai ragazzi di Finalboss Games.
Vesta è il nome della minuta protagonista, una ragazza che si risveglia nel Giardino, culla dell'umanità in un lontano futuro post-apocalittico. In questa epoca l'intera razza umana è misteriosamente scomparsa e la giovane sembra essere l'ultima della sua specie, in un'era che vede ormai lo spazio come un enorme deserto dalle scarse risorse. La ragazza è chiamata ad abbandonare il luogo sicuro in cui è cresciuta per ricercare nuove fonti di energia, inoltre le viene affidato un ulteriore compito da portare a termine: recarsi al cospetto della Madre (MUM nel gioco) per avere le risposte che cerca.
Per incontrare questa entità suprema che tutto governa, Vesta dovrà risalire i piani di un fatiscente complesso, ricco di trappole e prove da superare. Tra i rottami fumanti dell'edifico troverà un valido aiutante, Droid, un robot da difesa che sceglierà spontaneamente di supportarla. I due si daranno manforte per scoprire la verità dietro la scomparsa della razza umana.
