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The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia - recensione

Sword Art Online, Digimon, .Hack, Gundam... la lista di anime e manga che grazie a Bandai Namco sono diventati videogioco è lunghissima. L'ultimo in ordine cronologico è il bellissimo DragonBall FighterZ, che molti di voi stanno giocando in queste settimane fino a consumare i pollici. Proprio in questi giorni arriva sul mercato un altro tie-in, magari non altrettanto famoso ma dotato di una storia e di personaggi piuttosto originali.



The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia è basato sull'omonimo manga "Nanatsu no Taizai", scritto e disegnato da Nakaba Suzuki. Da noi l'autore è quasi sconosciuto ai più, ma in patria gode di una folta schiera di fan. Il gioco segue più o meno fedelmente la trama del fumetto originale e del relativo anime, disponibile anche da noi su piattaforma Netflix. Dopo un colpo di stato ad opera dei Cavalieri Sacri, la figlia del re parte alla ricerca dei leggendari Sette Cavalieri dei Peccati Capitali, gli unici in grado di rimettere a posto le cose. Il problema è che sono dispersi chissà dove e sulla loro testa pende una pesante taglia, c'è addirittura chi dice che siano morti di stenti nei quattro angoli del regno.



Elizabeth non crede a queste voci e infatti all'inizio del gioco si imbatte proprio nel primo cavaliere, Meliodas. È un ragazzino dai capelli biondi e dalla lingua lunga, che sbarca il lunario conducendo una sorta di balera insieme al suo amico Hawk... un maiale rosa dall'appetito inesauribile. È anche dannatamente giovane, com'è possibile che sia un combattente così famoso? Fingendosi una ragazza qualunque, Elizabeth inizia a lavorare per Meliodas e s'imbarca con lui in un'avventura che porterà i due a cercare i rimanenti componenti del gruppo.

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9 febbraio 2018 alle 09:10