Nintendo Labo - prova
"E poi c'è Nintendo", verrebbe da iniziare parafrasando il noto show di Alessandro Cattelan. Non per altro, ma perché esordire con "the Nintendo difference" avrebbe il sapore del déjà-vu. Il motivo di cotanto entusiamo, per chi se lo stesso domandando, è stata la prova di Nintendo Labo, la nuova diavoleria della casa di Kyoto, capace di sorprendere la critica (ora) e il pubblico (prossimamente) incrociando i videogame coi giochi di una volta. Quelli che ci si costruiva armati di cartone, forbici e colla. Quelli che persino il sottoscritto, che ormai ha spento le 47 candeline, relega in un lontano passato.
Nintendo però preferisce perifrasi più raffinate delle mie, definendo Labo "una nuova linea di esperienze interattive basate sul gioco e sulla scoperta". Aggiungendo, in un secondo momento, che sono "esperienze interattive ludiche e di costruzione progettate per accendere l'immaginazione e l'esplorazione sia nelle menti creative, che nei cuori che battono per il gioco".
Vi pare un po' fumoso? Poco chiaro? Molto da comunicato stampa? Avete ragione, ma crediamo che per i PR di Nintendo non sia stato facile sintetizzare in poche parole cosa sia Labo, visto che è difficile farlo anche per noi che pure ci abbiamo passato assieme un pomeriggio in quel dell'Istituto Europeo di Design di Milano.
