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Beast Quest – Recensione del fantasy di Adam Blade

L'infanzia è uno, nonché il primo, dei periodi della vita più particolari tra tutti. E' in essa, infatti, che il bambino, curioso, si avvicina al mondo e lo conosce, filtrandolo attraverso la sua mente ancora acerba e dai moti tumultuosi. Ed ecco che così il pavimento diventa un lago di magma da evitare saltando di divano in divano, diventati all'occorrenza delle scogliere rocciose alle quali aggrapparsi; allo stesso modo due alberi vicini possono diventare un portale verso altri mondi. Sì, l'immaginazione è da sempre una realtà aumentata che ci mostra un mondo potenziale, ed è da essa che poeti, artisti di ogni genere e addirittura scienziati hanno attinto a piene mani per permettere alla cultura di progredire. Tutto questo Adam Blade, autore della saga letteraria Beast Quest, lo sa bene ed è al fantasy, il genere immaginativo per eccellenza, che si è rifatto per la creazione delle sue avventure.



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Allo stesso modo, se da piccoli l'immaginario fantasy per eccellenza era appannaggio del genere letterario come la saga di Tolkien, quella di Harry Potter o quelle più recenti come Deltora (che può godere di una ottima trasposizione animata, tra l'altro ndr.), col tempo anche i videogiochi hanno reclamato il loro spazio in questo mondo, regalando perle che ancora oggi risultano acclamate, che da un lato riscrivono il genere e dall'altro obbediscono a regole già esistenti (i grandi fantasy videoludici orientali ne sono un esempio). Ed è proprio in questo mondo che molte di queste saghe cercano fortuna (qualcuno ha detto “La Terra di Mezzo”?) anche con discreto successo, e tra queste vi è anche Beast Quest.



Negli anni passati, precisamente nel 2015, avevamo assistito ad un primo rilascio di questo titolo per piattaforme mobile Android ed ora, a distanza di tre anni, ecco giungere la saga di Adam Blade sugli schermi domestici di PlayStation 4 e Xbox One. Il titolo in questione è molto diverso da quello che abbiamo già avuto modo di conoscere, ma andiamo per gradi.



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La storia narra le vicende del giovane Tom che, informato dal mago Arduro circa quello che stava accadendo nel regno, si ritroverà a fronteggiare le quattro bestie più importanti di Avantia per liberarle dal giogo nel quale erano cadute a causa del mago Malvel, che tiene in scacco non solo le bestie bensì tutto il regno. Il ragazzo non dovrà solo intraprendere la sua Beast Quest (così definita dal mago) per riportarvi la pace, ma dovrà anche fronteggiare il suo passato per rivelarsi all'altezza di suo padre, Talaron il Fulmine, uno dei cavalieri del re e apprendista proprio del mago Arduro. La storia prosegue così, con il ragazzo che si mette in marcia e attraversa tutto il regno di Avantia, tenendo segreta, o quasi, la sua missione, con la saltuaria apparizione dell'antagonista principale che cerca di dissuaderlo. L'avventura, così, scorre liscia e senza particolari problemi, non prendendo le distanze dal tipico schema narrativo al quale fiabe e altri racconti obbediscono solitamente, senza particolari momenti di esaltazione né tanto meno di stupore per qualche plot twist appena accaduto.



Purtroppo, la poca caratterizzazione è qualcosa che invade il titolo nella sua generalità. Come abbiamo potuto vedere, oltre alla storia anche i personaggi non sono tratteggiati con particolarità e non godono di quella unicità che spesso è propria dei protagonisti di un gioco di ruolo. Tutti i personaggi sono piuttosto piatti. Ciò che li caratterizza è la loro funzione nella narrazione che, in un modo un po' stereotipato, dona loro una personalità un po' plastica. Non eccellono nemmeno i modelli dei personaggi che risultano manichini senz'anima poco dettagliati, così come le animazioni non proprio precise e legnose in alcuni punti.



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Contrariamente, senza infamia e senza lode, le ambientazioni fanno il loro dovere. Le nostre avventure si districheranno attraverso foreste, montagne, distese innevate e così via. Ogni bestia ha il suo habitat che caratterizza l'intera zona, sebbene a livello di gameplay non esista una vera e propria distanza tra le tante, che può modificare l'approccio del giocatore. Il pattern delle aree è sempre lo stesso: una serie di nemici sparsi qua e là e dei bauli, pieni quasi sempre di soldi, da aprire attraverso l'utilizzo dell'apposita chiave (che troveremo in giro per la mappa), offrono solamente semplici rompicapo da risolvere per avanzare, pareti da scalare, o ostacoli da saltare. Se tutto è nella norma per quanto riguarda l'esplorazione del mondo esterno, che comunque risulta esteticamente gradevole e non così male da percorrere, a loro volta anche le città fanno il loro lavoro piuttosto bene. Risultano sempre piene di forzieri da scovare, NPC con cui parlare per scambiare qualche chiacchiera o per ottenere delle sidequest (le quali sono tutte molto, ma molto basilari).



Da ciò possiamo discutere riguardo l'aspetto più interessante del titolo: il sistema di combattimento. Ingaggiata battaglia, le opzioni in nostro possesso sono molte, oltre ad un set di schivate sul posto da fare nel momento giusto, potremo anche muoverci lateralmente intorno ai nemici permettendoci di cambiare approccio allo scontro e di schivare eventuali attacchi; questi saranno disponibili di due tipi: normale e pesante, con il corrispettivo caricato. Sarà possibile usare lo scudo per pararsi e curarsi con le relative pozioni, e infine sarà possibile anche richiamare a noi degli alleati per un attacco speciale che danneggerà tutti i nemici, attivabile con la pressione di entrambi i grilletti solo dopo aver riempito la relativa barra. Il sistema di combattimento risulta interessante e anche ben costruito per certi aspetti, purtroppo però il gioco difficilmente riesce a mettere in difficoltà il giocatore. Infatti, in virtù di quanto verrà detto nel prossimo paragrafo, solamente i più piccoli potranno trovare qualche difficoltà nell'approcciarsi contro il nemico e a sconfiggerlo. Un peccato, quindi, poiché il battle system è uno degli elementi più solidi del gioco.



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Ora, chi vi scrive deve farvi una confessione: il primo gioco GDR a cui il sottoscritto abbia messo mano fu Quest For Camelot per GameBoy Pocket. Un titolo che verrebbe falciato dalla critica senza nessun tipo di problema. Un gioco che aveva poco da offrire se paragonato al resto del parco titoli della prima portatile Nintendo, eppure seppe conquistarmi e fu la molla che fece scattare la voglia di approcciarmi ad altri adventure. Allo stesso modo, Beast Quest sembrerebbe un qualsiasi titolo di bassa lega, ma la questione non è così semplice. Sicuramente, il titolo ha moltissimi difetti che farebbe allontanare chiunque dall'acquisto, ma ogni titolo va inquadrato anche per il target a cui mira e al quale vuole rivolgersi. In tal senso, Beast Quest è rivolto verso un target molto giovane, che si approccia per la prima volta a questo genere: il titolo, pure con tutte le sue discutibili imperfezioni riesce comunque nel suo intento, ma solo ed esclusivamente se consideriamo circoscritto ad una determinata cerchia, che è quella dei giovanissimi, appunto, e che magari hanno avuto anche modo di leggere la saga di Adam Blade.



The Review



Beast Quest



6.5
Score



Beast Quest è un titolo adatto ai più giovani e solo ad essi riesce a dare il meglio di sé, soprattutto se si conosce la saga letteraria. Tuttavia, il gioco in sé è scarno e non per tutti. Tradisce enormi limitazioni tecniche, probabilmente legate anche ad un budget molto basso e molte delle sue caratteristiche, purtroppo, lasciano a desiderare. Peccato, un'occasione sprecata.



PROS



  • I più piccoli lo apprezzeranno
  • Battle System di buona prospettiva...
  • Il Regno di Avantia non è poi così male

CONS



  • Carente sul lato tecnico
  • ... peccato che la difficoltà sia tarata verso il basso
  • Poca caratterizzazione della storia e dei personaggi

Review Breakdown



  • Sufficiente
    0


Beast Quest – Recensione del fantasy di Adam Blade è un articolo di Game Legends.

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28 marzo 2018 alle 22:40

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