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Fear the Wolves - prova

Poche ambientazioni hanno saputo catturare l'immaginazione degli sviluppatori di videogiochi e degli utenti come Chernobyl, il sito dove nel 1986 l'esplosione di un reattore ha creato una delle poche zone nel mondo devastate dal nucleare. La leggendaria zona di alienazione - diventata ora, che ci crediate o no, un'attrazione turistica - è stata teatro di innumerevoli conflitti virtuali e storie di sopravvivenza. Sono state realizzate delle rappresentazioni indirette, come con il cimitero delle astronavi The Signal from Tolva di Big Robot o la mappa Erangel di PlayerUnknown's Battlegrounds: un'area di test sovietici abbandonata in cui i girovaghi vengono attirati verso il centro da un mare di energia blu anziché esserne allontanati. E poi ci sono le rappresentazioni veritiere come nella missione “Mimetizzazione perfetta” di Call of Duty 4 o Stalker: Shadow of Chernobyl di GSC World, che permette di girare nella zona di alienazione, dove lo spazio-tempo sta iniziando a cadere a pezzi come se fosse pasta troppo cotta.



Sviluppato da ex dipendenti di GSC World, che ha messo in pratica le lezioni apprese con lo sparatutto Survarium, Fear the Wolves di Vostok è un tentativo di unire Stalker e PUBG insieme: uno sparatutto battle royale che cerca, probabilmente riuscendoci, di scavarsi in maniera molto opportunistica una nicchia nel genere, ma che sa comunque intrattenere e introdurre anche qualche idea piuttosto intrigante. Il progetto ha iniziato a prendere vita a settembre 2017 e da quel momento non sono stati mostrati screen o video, mentre l'uscita è prevista quest'anno su Xbox One, PS4 e PC. Sviluppato usando l'Unreal Engine 4, sguinzaglia noi e altri 99 giocatori in un pezzo di Chernobyl grande 25 chilometri quadrati, circondati da una nuvola di radiazioni che pian piano si contrae, riducendo le dimensioni della mappa. Ogni giocatore inizia senza nulla e deve trovare da sé armi, equipaggiamento protettivo, veicoli e tutti gli accessori come i mirini e le impugnature, nel tentativo di essere l'ultimo sopravvissuto.



Il tutto potrebbe sembrare molto simile a PUBG, ma la verità sta nei dettagli. Innanzitutto Fear the Wolves è in prima persona e non in terza e il co-fondatore dello studio, Oleg Yavorski, sottolinea che mirerà a offrire “sensazioni più hardcore” rispetto alla sua principale fonte di ispirazione, “con sparatorie realistiche e molteplici piccoli elementi che il giocatore deve imparare a gestire”, fra cui una fisica dei proiettili estremamente fedele. Il punto di vista ridotto dovrebbe obbligare poi a un approccio più cauto nella ricognizione e a prestare una grande enfasi sullo stealth, sebbene la durata delle partite sia stimata fra 20 e 45 minuti, iniziando all'alba e finendo al buio.

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31 marzo 2018 alle 11:10