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Where the Water Tastes Like Wine

Quello del viaggio è un tema ricorrente nella letteratura americana, da Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain a Sulla Strada di Jack Kerouac, giusto per citare alcuni degli esempi più noti.



E' un tipo di esperienza che, in linea temporale, si inserisce a metà strada tra il Grand Tour europeo e il turismo, quest'ultimo figlio dell'esplosione del capitalismo e della cultura di massa. Lontano dalle manifestazioni culturali ed aristocratiche del primo, totalmente alieno al consumismo borghese del secondo, il viaggio del romanzo americano si dirama all'interno del cuore sporco e selvaggio degli Stati Uniti, nel luogo popolato da coloro che che si sono ribellati all'urbanizzazione e alla globalizzazione, vivendo da reietti e preservando la propria identità culturale. Folklore, per usare un termine noto: l'insieme di usanze, costumi, musiche, tramandate spesso oralmente all'interno di una comunità. Ma anche l'insieme di miti, fiabe, leggende; più in generale,
racconti. Eccola, quest'ultima, la parola che ci interessa per parlare di Where The Water Tastes Like Wine. A metà strada tra un gioco da tavolo e un'avventura narrativa-interattiva, il titolo di Johnnemann Nordhagen (Dim Bulb Games) unisce il tema del viaggio, così come descritto sopra, alla necessità di trasportare, diffondere e far crescere, i racconti che si annidano nel folklore statunitense.



Where The Water Tastes Like Wine è disponibile per PC tramite Steam




Al tempo della Grande Depressione, il periodo conseguente al crac della borsa di Wall Street del ‘29, gli occhi del giocatore vengono distolti dai luoghi centrali del potere finanziario, le sue orecchie rese sorde ai rantoli del capitalismo singhiozzante; occhi e orecchie del giocatore vengono invece rivolte altrove, verso quell'America rurale, ancorata al passato, dove circolano storie di banditi, di morte, di fari infestati da fantasmi e di amori ritrovati. C'è tutto il folklore americano in Where The Water Tastes Like Wine, e noi giocatori abbiamo il compito di tenerlo vivo.



e' possibile tracciare un parallelismo tra il gioco e il fenomeno delle fake News



Ci sono storie grandi, che sono certamente frutto di mistificazioni e bugie, e ci sono poi quelle piccole, alcune delle quali certamente vere. Where The Water Tastes Like Wine si pone anche come paradigma della realtà odierna: facendo circolare una storia, vedremo come questa cambi, venga gonfiata sempre più con elementi diversi, fino a diventare una bugia. Non si può non pensare al fenomeno odierno delle Fake News, che si basa su meccanismi simili di mistificazione.



La nostra avventura inizia in un Saloon, avvolti da un'atmosfera inquietante e surreale; dopo una partita a poker finita male, ci ritroveremo nei panni di un morto scheletrico, che per ripagare il suo debito di gioco, deve viaggiare per gli Stati Uniti, collezionare i racconti più piccoli, diffonderli, e farli diventare delle grandi storie. Come ci verrà detto all'inizio, le storie costituiscono le fondamenta dell'intero paese. Saremo quindi degli untori di racconti; muoveremo il nostro alter ego scheletrico in una sorta di world map – non perfetta dal punto di vista tecnico, con prestazioni instabili e glitch – accompagnati da colonna sonora fatta di pezzi jazz e blues; viaggeremo, a piedi o facendo autostop, negli States, interagendo con eventi e personaggi doppiati egregiamente, collezionando le loro storie caratterizzate da una scrittura di alto livello, per poi utilizzare queste storie come moneta di scambio.



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la componente ludica è striminzita e a lungo andare ripetitiva



Ci sono sedici personaggi importanti, rappresentanti l'unico sistema di progressione ludica – che sarà causa di una ripetitività generale che presto si farà sentire – e ogni volta che li incontriamo, dobbiamo raccontare loro il tipo di storia che chiedono, in modo da guadagnare sempre più la loro fiducia e farli diventare dei libri aperti dai quali estrapolare le loro esperienze. Di volta in volta questi personaggi cambieranno luogo, cosicché avremo modo di incontrarli più volte durante le nostre peregrinazioni.



A passo lento, così come il ritmo del gioco, percorreremo quei luoghi dove il tempo si è fermato, dove le parole e le emozioni hanno più valore dei dollari, e dove si è ancora convinti che la vita è fatta di esperienze e storie, piuttosto che di capitali.



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13 aprile 2018 alle 09:40