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Impact Winter - recensione

Prima che il filone dei Battle Royal arrivasse come uno tsunami a inondare il mercato dei videogiochi, abbiamo vissuto anni in cui erano i Survival e il crafting a farla da padrone. Molti erano quelli in prima persona, che ci lanciavano in panorami sperduti e desolati dove dar via alla nostra avventura privi di tutto o quasi, con l'obiettivo di resistere più a lungo con ciò che ci capitava sotto tiro.



In Impact Winter, ultima fatica dei ragazzi di Mojo Bones, che le ossa se le sono fatte su mobile, lo scenario è piuttosto simile. Nei panni, o per meglio dire negli stracci di Jacob Salomon, ci ritroveremo in un rifugio canadese sommerso dalla neve e congelato dal freddo polare. Non si tratta però del tipico clima dell'estremo nord americano: l'impatto del titolo fa riferimento a quello di un asteroide, che nella collisione con la Terra ha avvolto il mondo sotto una coltre glaciale e letale.



Tutto sembra perduto. Jacob e altri pochi sopravvissuti sono gli ultimi superstiti del cataclisma e i contatti con l'esterno sono praticamente assenti. Un giorno però, grazie all'utilizzo di un drone, viene intercettato un segnale di soccorso che fa sperare nell'arrivo di una mano dal fato nel giro di trenta giorni. Trenta giorni in queste condizioni sono un'eternità. Jacob però può contare sui suoi compagni, che con le loro capacità aiuteranno il gruppo a tirare avanti fino al giungere dei salvatori. Ognuno di essi ci affiderà quest interessanti, è dotato di abilità diverse e tutti insieme costituiscono praticamente l'hub centrale dove sviluppare la struttura e lo stesso gameplay di Impact Winter.

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16 aprile 2018 alle 17:40