Dragon's Crown Pro - recensione
Fa ancora un certo effetto giocare a un bel beat'em up nel 2018, anche se abbiamo riesplorato il genere spesso e volentieri tra gli indie che lo ripropongono e il retro degli emulatori che non muoiono mai. Parliamo infatti di un genere che andava di moda e che era tecnicamente perfetto sulle schede arcade delle sale giochi e sui sistemi casalinghi a pochi bit di una volta, dove si faceva la storia del videogioco avanzando di livello in livello, sempre camminando verso destra.
Tra i tanti esempi che si rincorrono nella nostra mente c'è quel Dungeons and Dragon's Tower of Doom che ha ispirato l'ultimo nato dalla mente di George Kamitani e dal suo studio di sviluppo, Dragon's Crown. Uscito originariamente su PlayStation 3 e PlayStation Vita, ne ha incarnato perfettamente lo stile mantenendo inalterate le meccaniche di base eppure portandole al massimo delle potenzialità grazie ad un combat system complesso ma facilmente assimilabile, e a una grafica originale e curatissima.
Una caratteristica questa che da sempre ha contraddistinto i lavori degli sviluppatori, i Vanillaware, praticamente una costola di Atlus staccatasi tempo fa, pur rimanendo sempre fedele per le pubblicazioni. L'unico grosso errore fu probabilmente quello di uscire alla fine del ciclo vitale delle piattaforme, con l'incombente arrivo delle console di attuale generazione a risucchiare gran parte dell'attenzione di noi giocatori.
