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Time Recoil – Recensione

C'era una volta una navicella spaziale il cui compito era quello di abbattere orde di nemici alieni che scendevano dall'alto… Come dite? Corrisponde alla descrizione di Space Invaders, uno dei videogiochi più iconici al mondo, del 1978? Sono andata troppo indietro, ricominciamo.



C'era una volta, in terre giapponesi, un'altra astronave impegnata ancora una volta a distruggere nemici alieni, con una visuale dall'alto per rendere più realistico il senso del volo e che rispondeva al nome di Xevious. Come, prego? Siamo nel 1982, d'accordo, troppo indietro nel tempo, ma tenete a mente queste costanti, ossia l'elemento sparatutto e il tempo, dal momento che ne avremo a iosa sia dell'uno che dell'altro in Time Recoil, l'ultimo lavoro di 10tons. La compagnia finlandese indipendente, nata nel 2003, non è nuova a questo tipo di produzioni, avendo già sviluppato per esempio Tesla vs Lovecraft, un irriverente sparatutto con visuale dall'alto.



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Un passo indietro nel tempo



Time Recoil segue lo stesso filone e si propone come un top-down shooter, iscrivendosi così all'albo di uno dei generi primitivi dell'universo videoludico, non a caso, fino a qui, sono stati citati Space Invaders e Xevoius. Si potrebbero nominare centinaia di titoli dalla stessa impostazione; dagli anni '70 a oggi gli shooter hanno vissuto momenti di gloria, soprattutto sino agli anni '90, e momenti in ombra. Il fascino del videogioco sta anche in questo: seguire l'evoluzione di un genere nel tempo, nella sua maturazione e nelle sue innovazioni che tendono ad arricchire un genere nel suo insieme. Tanto che da una semplice astronave su sfondo nero, capace di sparare a pixel semoventi, siamo arrivati a un coloratissimo shoot ‘em up arricchito anche da una trama, cosa non scontata.



A metà fra un film di fantascienza e un fumetto di supereroi, il mondo di Time Recoil ci catapulta letteralmente indietro nel tempo, precisamente nel 1978, quando un malvagio scienziato chiamato mister Time (davvero azzeccato) decise di sfruttare le proprie capacità e invenzioni per sottomettere l'Europa al suo volere. Dopo un decennio di supplizi, nel 1987 (anno del presente nel gioco) un gruppo di scienziati e ingegneri decidono di riunirsi formando i Recoilers, un'organizzazione di ribelli nata per riportare la pace nel mondo. Per riuscire nella loro missione irrompono nella cella di Alexa, la protagonista, per farla evadere e chiederle di collaborare. Alexa è infatti una ex-collaboratrice di mister Time, rinchiusa poiché a causa degli esperimenti del folle scienziato ha sviluppato delle abilità che l'hanno resa immune agli effetti collaterali provocati dai viaggi nel tempo; questo le è costato la prigionia e successivamente un posto nelle fila dei Recoilers.



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Il gioco si apre in medias res, con la nostra eroina intenta a fuggire dalla prigione, entrare nel wormhole creato dai ribelli e spuntare fuori nel loro quartier generale, ubicato a Parigi, o perlomeno quel che rimane della città francese dopo il piano malvagio messo in atto dal folle scienziato. L'idea per fermarlo è piuttosto ardita e pericolosa, anche se decisamente in linea con i topos del viaggio nel tempo; si parla di spostare Alexa più volte attraverso il cunicolo spazio-temporale fra il 1978 e il presente per arrestare mister Time. L'intento è quello di sradicare il suo progetto dalla radice, evitando che prenda il potere e distrugga gran parte della Terra.



Per quanto il tema del viaggio nel tempo sia stato spremuto e sfruttato molte volte fra opere cinematografiche, televisive e letterarie, rimane un evergreen apprezzato. Tuttavia proprio in virtù di questa copiosa presenza di esempi, ci saremmo aspettati una narrazione maggiormente fruibile e più divertente da seguire. Ci troviamo di fronte a uno shooter a cui non si può chiedere di rappresentare la stessa profondità narrativa di altri esponenti del videogioco (staremmo parlando di ben altro genere), eppure trapela un senso di confusione troppo forte. La storia è infatti raccontata attraverso i dialoghi dei personaggi in stile fumetto, unicamente in lingua inglese, comunque assolutamente comprensibile. Le conversazioni sono tante e si susseguono fra un livello di gioco e l'altro, andando a rappresentare più una semplice pausa tra una sparatoria e l'altra che una storia avvincente.



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29 maggio 2018 alle 17:20

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