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Ginger: Beyond the Crystal – Recensione

La proliferazione e il grande successo delle operazioni nostalgia, in tutti i settori e anche in quello videoludico, dimostrano come esista una domanda di prodotti semplici da affiancare a quelli più complessi che rappresentano la naturale evoluzione del mercato, dei gusti e delle tecnologie. Nel campo dei videogiochi, basti pensare a quanto avvenuto con la rimasterizzazione della trilogia di Crash Bandicoot, con quella imminente di Spyro e con quella solo annunciata di MediEvil. Senza scomodare il passato, gli sviluppatori di Ginger: Beyond the Crystal sono riusciti a confezionare un titolo dal pieno sapore anni '90, dimostrando che per toccare certi tasti emozionali e per soddisfare una certa nicchia di mercato non serve rispolverare antiche glorie, ma basta impegnarsi per crearne di nuove. Obiettivo che, non senza qualche incidente di percorso, è stato raggiunto.



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Di Ginger, divinità e cristalli



Il mondo di fantasia nel quale è ambientata la vicenda era dominato dalla pace. I curiosi abitanti delle diverse città vivevano in armonia grazie all'intervento di una divinità, racchiusa in una pietra e con cui comunicavano attraverso tre druidi, divinità che sfruttava il potere di diversi cristalli sparsi nel mondo per mantenere l'ordine. Purtroppo, un giorno un misterioso personaggio interagisce con uno dei diamanti e ne determina la corruzione, che presto si diffonde a tutti gli altri, gettando il mondo nel caos. Come se non bastasse, la divinità smette di parlare direttamente ai druidi, ma invia il giovane Ginger, protagonista del gioco, a fare da intermediario. Il suo compito sarà salvare le città e i suoi abitanti, purificando i cristalli e ripristinando la pace.



La premessa iniziale è narrata in modo molto coinvolgente. Colori da libro delle favole, una voce narrante dall'ottima interpretazione e dal tono a suo modo epico, una colonna sonora orchestrale che calza a pennello rendono i primi minuti interessantissimi, mai banali nonostante una trama non di certo inedita. L'introduzione ci conduce per mano verso l'inizio di un'avventura che ci chiede, apertamente, di tornare bambini e calarci in un contesto magico, spensierato, quasi onirico.



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Non solo platform



Sarebbe riduttivo relegare Ginger: Beyond the Crystal all'interno del genere platform. Il cuore del gioco, indubbiamente, è questo, ma non siamo di fronte a una semplice lista di livelli a difficoltà crescente da affrontare cercando di restare in vita e/o recuperare oggetti. Molto marcato è l'elemento adventure e ci sono anche una spruzzatina di esplorazione e di sandbox. Ma procediamo con ordine.



Il mondo di gioco è suddiviso in tre città, in cui il caos ha determinato la distruzione di diversi edifici e la scomparsa di alcuni abitanti. Queste città fungono da hub, da cui si possono intraprendere alcune attività. Da un lato abbiamo i livelli principali del gioco, cinque per ogni città per un totale di quindici, accessibili attraverso portali a forma di specchio. Dall'altro ci sono numerosissime missioni secondarie proposte dagli abitanti, che troveremo nascosti in ogni angolo e che ci assegneranno compiti generalmente semplici in cambio di materiali o altre ricompense.



Anche la ricerca dei materiali disseminati per la mappa è un'attività facoltativa a sé stante. Legno e pietre così raccolti permettono di costruire edifici e aumentare la felicità negli insediamenti. Per finire, dopo la conclusione di un livello principale, nella città compare un cristallo rosso da purificare superando un breve livello bonus. Questi stage opzionali forniscono anche un'importante scorta dei piccoli cristalli che rappresentano la valuta, un po' come le classiche monetine di Super Mario o le mele di Crash Bandicoot. Le attività con cui riempire il tempo, insomma, non mancano.



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16 luglio 2018 alle 19:50

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