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Antigraviator - recensione

Il genere dei racing futuristici, nonostante l'età, continua a essere molto popolare per una fetta di videogiocatori che negli ultimi anni ha potuto giocare a una buona varietà di titoli che si ispirano fortemente al capostipite del genere, quel WipEout del 1995 che ha inaugurato la stagione d'oro dei videogiochi di corse a gravità zero.



A più di 20 anni di distanza il piccolo studio belga Cybernetic Walrus propone la propria visione del genere con Antigraviator, un racing game che trae molta della farina del suo sacco da illustri predecessori. La prima sensazione, pad alla mano, è che il titolo non voglia uscire dal seminato ma piuttosto calcare le pesanti tracce segnate da altri videogiochi dell'immediato passato, come gli apprezzati Fast RMX e Redout.



Il gioco si ambienta nel 2210, un'epoca di eccezionali progressi tecnologici che hanno permesso all'umanità di colonizzare lo spazio. Le numerose scoperte scientifiche nel campo della tecnologia antigravitazionale non solo hanno allargato le possibilità della specie, ma hanno di fatto spianato la strada per la diffusione di tantissimi nuovi sport come il torneo Antigraviator, una serie di corse tra navicelle sospese dal terreno che si affrontano su pericolosi circuiti a velocità folli.

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17 luglio 2018 alle 13:30