The Lost Child - recensione
Nonostante la proliferazione del genere su PS Vita, nonostante l'evidente e prepotente sdoganamento di questa tipologia di videogiochi anche nel nostro continente, in pochi avrebbero scommesso che il sequel/spin-off del particolarissimo (e bellissimo) El Shaddai: Ascension of the Metatron avrebbe aderito ai rigidi canoni e alle ferree regole dei dungeon crawler.
Dopo lo sperimentalismo a trecentosessanta gradi del prequel, Sawaki Takeyasu, producer di quella che può definirsi a tutti gli effetti una saga, ha preferito battere sentieri più sicuri, spingendosi in un territorio già esplorato da altri game designer e dai confini ampiamente noti. Quello di The Lost Child, insomma, è un viaggio piuttosto prevedibile nello svolgimento, comunque foriero di divertimento e passaggi soddisfacenti, soprattutto per chi ha spolpato a dovere l'avventura di Enoch.
Nell'incipit, difatti, si viene accolti da un volto piuttosto noto ai fan, proprio a sottolineare e sancire una continuità che The Lost Child sviluppa progressivamente tirando in ballo personaggi ed eventi già apparsi ed accaduti in passato.