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Mega Man X Legacy Collection 1+2 - recensione

I giochi difficili piacciono, questo è ormai un dato di fatto. Le generazioni più giovani hanno abbracciato la filosofia della morte (virtuale) come evento inevitabile e la cercano spasmodicamente nelle uscite del prossimo futuro. In molti però sembrano pensare che i giochi difficili siano nati non più di 10 anni fa. Illusi, non hanno vissuto l'epoca d'oro arcade, quella in cui praticamente tutti i videogiochi erano concepiti e sfornati con l'obiettivo di far imprecare il giocatore e fargli spendere montagne di monete.



Avete presente titoli come Ghosts 'n Goblins, Joust e Contra? Basterebbero per far impallidire qualsiasi appassionato di Dark Souls. Tra le compagnie più sadiche dell'epoca c'è di sicuro Capcom, che non contenta di infestare i cabinati con i suoi giochi demoniaci iniziò a sviluppare una serie che portò parte di quell'inferno nelle case di milioni di giocatori. Si chiamava Mega Man, il primo capitolo uscì nel 1987 su NES e a distanza di svariate generazioni di hardware continua ad avere una folta schiera di fan.



Tutti stanno aspettando con la bava alla bocca il 2 ottobre, data in cui è prevista l'uscita del promettente Mega Man 11, ma prima di mettere le mani sul nuovo capitolo è doveroso studiare un po' di storia. Ce lo permette la Mega Man X Legacy Collection 1+ 2, mastodontica compilation dedicata alla seconda serie nata su Super Nintendo e proseguita su PlayStation, Saturn, PC, GameCube e persino Game Boy Color. Comprende tutti gli otto capitoli usciti tra il 1993 e il 2004 e ripercorre l'evoluzione tecnica e ludica della saga, la cui spina dorsale rimane l'irresistibile mix action/platform/shooter che ha reso celebre la saga.

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24 luglio 2018 alle 09:10