Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Hungry Shark World - recensione

Alla quarantesima partita di fila, all'incirca venti game over dopo quello che avrebbe dovuto essere l'ultimo, giunge l'illuminazione, l'intuizione, la rivelazione: funziona e alla grande, pur lontano dal mercato mobile, terra natale che ha visto nascere e prosperare la saga di Ubisoft. Non è tutto oro quel che luccica, naturalmente, perché magagne, difetti e sbavature ce ne sono a iosa, ma l'obiettivo del titolo, divertire senza troppi fronzoli, viene raggiunto con strepitosa efficacia.



Il concetto di base è elementare, già visto e rivisto decine di volte in produzioni simili: il pesce più grande, mangia quello piccolo. Nei panni di uno squalo, dovrete esplorare alcune ambientazioni marine bidimensionali, con lo scopo di trangugiare quanto più cibo potete per incrementare il punteggio, accumulare denaro, ricevere punti esperienza. La fame vien mangiando, si dice, e proprio per questo a mano a mano che progredirete nel livello, dovrete fare i conti sia con famelici predatori e ostacoli sempre più complessi, sia con una barra della vita che tenderà a svuotarsi con maggiore velocità, costringendovi a rimpinzarla con crescente frenesia, lanciandovi con inaudita foga sull'ennesima preda, sul successivo branco di pesci.



Un gameplay frenetico ed adrenalinico, dunque, che vi spingerà a sviluppare i riflessi, a muovervi costantemente nella mappa di turno, a ragionare in fretta, consapevoli che ogni esitazione potrebbe esservi fatale. Come in un qualsiasi endless runner, come in certi arcade di eoni fa, il game over prima o poi giunge inevitabilmente. Non c'è un lieto fine, né un compito da eseguire che non sia il settare un nuovo, roboante, high score.

Continua la lettura su www.eurogamer.it

13 agosto 2018 alle 10:40