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The Spectrum Retreat – Recensione

A segnare la nostra adolescenza ci sono le prime serate in compagnia degli amici, le storielle romantiche che nascono e si rompono da un giorno all'altro, le epiche battaglie con genitori e insegnanti a casa e a scuola e probabilmente, se state leggendo questo articolo, le lunghe sessioni davanti alla PlayStation. A segnare quella di Dan Smith, giovane inglese fondatore e unico membro dei Dan Smith Studios, è stata invece niente meno che la vittoria di un premio BAFTA per giovani sviluppatori nel 2016. Oggetto della premiazione il puzzle Spectrum, che in seguito ha attirato l'interesse del publisher Ripstone e si è evoluto nella forma di The Spectrum Retreat. Vediamo se il buon Dan ha speso bene il proprio tempo.



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Dove. Diavolo. Sono?



Facciamo finta per un momento di non sapere che The Spectrum Retreat sia un puzzle. Avviato il gioco, ci ritroviamo in prima persona in una stanza d'albergo alla cui porta qualcuno sta bussando insistentemente. Ci alziamo, ci prendiamo giusto qualche secondo per abituarci ai comandi e alla sensibilità delle levette e per dare un'occhiata in giro, infine andiamo ad aprire, interagendo con la porta grazie al cursore al centro dello schermo che si modifica contestualmente. Un membro dello staff dell'hotel, estremamente cortese e formale, ci chiede scusa per il disturbo, ricordandoci che abbiamo chiesto noi di essere svegliati e informandoci che la colazione è pronta. Oh, quasi dimenticavamo: è un manichino-robot parlante.



Tornati nella nostra stanza, sentiamo squillare un telefono, ma quello che recuperiamo da sotto il cuscino è un dispositivo rotondo molto particolare che con un messaggio ci comunica di scendere in sala pranzo. E' il pretesto per dare il via al gioco vero e proprio e addentrarci lungo i corridoi freddi, vuoti e labirintici di un hotel che scopriremo chiamarsi Penrose. Strani quadri alle pareti, arredamento in stile art déco, un ordine, una ripetitività e una precisione quasi soffocanti, rotti solo da un carrellino per il trasporto delle valigie e dall'immancabile ascensore fuori servizio, a cui sta lavorando un altro manichino-robot. Il tappeto musicale di sottofondo, con violini ed effetti sonori angoscianti, contribuisce a generare un certo disagio.



La hall dell'hotel non attenua questa sensazione. Il direttore-manichino ci accoglie con misurato entusiasmo, altri inservienti robotici ci salutano facendoci sentire speciali, ma è l'assenza di qualunque essere umano oltre a noi a stonare e spaventare. La conferma delle nostre paure arriva poco dopo, di fronte alla colazione, quando la telefonata di una certa Cooper ci informa che siamo trattenuti nell'hotel contro la nostra volontà e che solo seguendo le sue istruzioni possiamo sperare di fuggire.



L'inizio, insomma, se vissuto con calma, curiosità e predisposizione all'immedesimazione, è davvero coinvolgente. L'impressione è quella di trovarsi di fronte a un esponente dei cosiddetti walking simulator, con un'ambientazione non inedita ma efficace (qualcuno ha detto Shining?), un surrealismo dato dalla presenza dei robot che non nuoce e anzi turba e le premesse per un'esperienza memorabile. Ma c'è dell'altro.



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Mi ci rompo il capo



The Spectrum Retreat, come dicevamo, è anche e soprattutto un puzzle. La forte componente esplorativo-narrativa che fa da cornice è ben realizzata, al punto da travalicare i confini di genere, ma il cuore del gioco e il nostro principale campo di attività è quello legato agli enigmi. Questi sono presentati come sfide di autenticazione nascoste in stanze particolari dell'hotel, una per ciascuno dei cinque piani, necessarie a bypassarne i controlli e tentare la fuga.



L'enigma si divide in due fasi. La prima prevede di rintracciare una porta con un tastierino numerico, il cui codice di accesso è reperibile seguendo una piccola ricerca tra i locali dell'hotel, con il costante supporto di Cooper. Questo è anche il pretesto per approfondire dettagli sulla storia del Penrose e non solo. La seconda è la più classica delle formule dei puzzle, con stanze in sequenza in cui raggiungere l'uscita risolvendo rompicapo via via più complessi.



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24 agosto 2018 alle 17:10

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