Chasm - recensione
Il coraggio a volte può metterti nei guai, specie se sei una recluta dell'esercito Guildeaniano e hai voglia di dimostrare il tuo valore ai veterani gettandoti in un'avventura decisamente più grande di te. Le voci che circondano la miniera nei dintorni del regno non erano così campate in aria: in fondo se l'hanno chiusa nonostante la sua importanza strategica ci sarà un motivo, no? Tutte le persone del vicino villaggio di Karthas sono sparite, apparentemente rapite da strane creature provenienti proprio dal centro della miniera.
L'avventura in cui vi state per imbarcare viene dal passato, dall'epoca d'oro dei giochi a 16-bit. Chasm è un titolo appartenente alla categoria ormai nota come metroidvania, un genere che ultimamente sta conoscendo una seconda giovinezza grazie ad uscite di spessore come Axiom Verge, La-Mulana 2 (uscito lo stesso giorno di Chasm), Dead Cells e Death Gambit.
La trama è basilare, ha un inizio e una fine uguali per tutti e uno svolgimento abbastanza lineare. Nel mezzo però troverete scenari diversi ogni volta che giocherete. La proceduralità dei livelli, tutti splendidamente "disegnati" a mano, fa sì che due giocatori non affronteranno mai la stessa mappa. Ogni mondo creato all'inizio di una partita ha un codice identificativo, che può essere condiviso con qualche amico per poter giocare nella stessa mappa. Il livello di dettaglio degli scenari è notevole e per dare un ulteriore tocco retrò al tutto, il team ha inserito un filtro "tubo catodico" che tanto piace ai vecchi tromboni come chi vi scrive in questo momento.
